PAPA FRANCESCO
Dal Concilio Vaticano ii, la Chiesa cattolica ha portato a termine varie riforme della Curia Romana cercando di adeguarla alle esigenze dei tempi, della vita ecclesiale e della ricezione del Concilio stesso, che continua a essere la bussola. San Paolo vi volle adeguare la Curia ai postulati dell’appena celebrato Vaticano ii mediante la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae Universae. San Giovanni Paolo ii, alcuni anni dopo, fece la sua parte promulgando la Pastor Bonus, volendo introdurre altri cambiamenti e adattare il funzionamento della Curia al nuovo Codice di Diritto Canonico approvato nel 1983. Da parte sua, anche Benedetto xvi fece vari cambiamenti e adattamenti della Pastor Bonus attraverso diversi motu proprio per far fronte ad alcune sfide, realizzando i necessari adeguamenti che le situazioni richiedevano. Allora si creò persino un nuovo organismo: il Pontificio Consiglio dedicato alla Nuova Evangelizzazione.
Prima di cambiare diocesi, durante le Congregazioni Generali che precedettero l’ultimo Conclave, tra le tante raccomandazioni, si chiese vivamente al nuovo Papa di mettere in atto una nuova riforma della Curia. Si vedeva come qualcosa di urgente e necessario. Questa riforma viene da lì. Io stesso in quel momento ho osato fare alcune raccomandazioni, pensando che sarebbe stato un altro a doverle portare avanti. Ma le cose sono andate diversamente. E così, fin dall’inizio, si è lavorato per tutti questi anni.
Ringrazio la casa editrice claretiana di Madrid per questo nuovo servizio. Non sono tempi facili per l’«apostolato della stampa». Ringrazio tutto il Consiglio dei cardinali per il paziente lavoro in questo lungo concepimento. Ringrazio in particolare il cardinale Rodríguez Maradiaga per il suo costante servizio alla Sede di Pietro, e al tempo stesso mi congratulo con lui per questa intervista. Credo che in essa si sviscerino adeguatamente il significato e l’iter di questo minuzioso e decisivo lavoro di revisione e proposta. In essa si fa vedere che la riforma della Curia è più della costituzione apostolica. Praedicate Evangelium è una delle dimensioni della riforma.
È auspicabile che tutto ciò che questa Costituzione racchiude diventi sempre più evidente man mano che verrà applicato e messo in pratica. Molte delle novità che appaiono nella Costituzione apostolica sono state introdotte già dai primi anni del presente Pontificato e hanno dato frutti soddisfacenti. Altre recheranno frutto a tempo debito.
Le riforme nelle strutture e nell’ambito organizzativo sono necessarie, è indubbio, ma a essere veramente importante è il rinnovamento della mente e del cuore delle persone. Siamo tutti chiamati a rimboccarci le maniche. E non dimentichiamo che le leggi e i documenti sono sempre limitati e quasi sempre effimeri. Altri tempi verranno. Altre circostanze daranno al mondo un nuovo colore… E la Chiesa, nel suo costante dialogo con il mondo, con un piede saldo nelle origini e fedele alla Tradizione, adatterà nuovamente la sua vita e le sue strutture umane alle condizioni mutevoli dei tempi. Così la Chiesa continuerà a offrire il Vangelo al mondo in forma nuova. È la nostra condizione, poiché crediamo che «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8). Così noi credenti di oggi passiamo il testimone alle generazioni che verranno.
Roma, San Giovanni in Laterano, 25 marzo 2022, Solennità dell’Annunciazione del Signore.
Francesco