Francesca Sabatinelli e Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Iulia e Igor sono fuggiti dall’Ucraina i primi giorni di guerra, entrambi sono con le loro famiglie, riparati in Italia, aiutati dalla Comunità di Sant’Egidio. Entrambi, però, hanno lasciato altre persone care in mezzo ai bombardamenti. Iulia a Kiev e a Kharkiv, Igor a Cherson. Le tappe per arrivare in Italia sono state diverse. Per Iulia, suo marito, i figli e la madre ci sono volute quattro settimane in tutto per arrivare a Roma: una, trascorsa nell’ovest dell’Ucraina, le altre tre in Polonia, a Varsavia.
La distruzione di Kharkiv
La preoccupazione di Iulia è enorme, nella regione nord- orientale di Kharkiv, dall’inizio dell’invasione sarebbero stati oltre 500 i civili rimasti uccisi, negli ultimi giorni una decina persone, tra loro anche un bimbo di sette mesi, rimasti vittime del fuoco russo contro gli autobus utilizzati per l’evacuazione dei i residenti. “A Kharkiv – è il racconto di Iulia – ho lasciato la mia vita, tanti amici, tanti parenti, mio fratello. Si bombarda tantissimo e la città ormai è quasi distrutta”. A Kharkiv manca tutto, “non so come facciano a vivere – continua – senza acqua, senza cibo, senza gas, senza niente, ma vivono, e non so come facciano”. Per Iulia è necessario il dialogo, unica soluzione, per arrivare alla pace, parla bene l’italiano e all’Italia è molto legata, non prende in considerazione neanche per un istante l’idea di rimanere, vuole rientrare in Ucraina, con tutta la sua famiglia, così come a casa vuole tornare Igor, appena l’esercito russo lascerà liberà la sua città, Cherson, nel sud del Paese, in prossimità del fiume Dnepr.
Quando gli aiuti non arrivano
Anche Igor ha lasciato l’Ucraina alle prime ore del conflitto. Quando è scappato la situazione era ancora sotto controllo, le strade erano percorribili, dopo soli pochi giorni l’esercito russo è entrato, ha occupato la città e la benzina è finita. A Cherson Igor ha lasciato il padre di 85 anni, il fratello, la sorella e altri congiunti. L’appello è che si inviino presto medicine, perché sono finite, mancano gli antidolorifici, i farmaci antitumorali, l’insulina, e gli aiuti non possono entrare. “Grazie agli italiani che ci ospitano e che fanno molto per gli ucraini”, è il suo saluto al Paese che in questo momento garantisce un riparo a lui e alla sua famiglia.
Il volto della guerra è la morte
Igor e Iulia sono parte delle 620 persone fuggite dalla guerra e ora ospitate dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, oltre 200 sono invece divise in altre regioni, tra Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli, e Campania. La Comunità, presente in Ucraina dal 1991, dall’Italia, ha già fatto partire 73mila confezioni di materiale sanitario e farmaci, soprattutto per dializzati e per la cura della tiroide. Altre 110 tonnellate di aiuti sono partiti con un solo tir, carico di biancheria e plaid. “Continuiamo a sostenere il popolo ucraino con la solidarietà – era stato nei giorni scorsi l’appello del presidente della Comunità, Marco Impagliazzo – non stanchiamoci di aiutare quelle popolazioni dopo il grande sforzo di solidarietà dimostrato in questi giorni, perché il volto della guerra è la morte”.