Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il venerdì di preghiera islamico, in pieno Ramadan, a Gerusalemme è stato caratterizzato da nuovi violenti scontri tra palestinesi e forze dell’ordine israeliane. Teatro dei disordini soprattutto la Spianata delle moschee, adiacente al Muro del pianto, luogo di devozione ebraico. Si è registrato un fitto lancio di sassi, al quale gli agenti hanno risposto sparando lacrimogeni e proiettili di gomma. Secondo i dati forniti dalla Mezzaluna Rossa, sarebbero oltre 150 i feriti, 8 dei quali versano in gravi condizioni.
Preoccupazione internazionale
Di fronte a questo nuovo acuirsi delle tensioni israelo-palestinesi, soprattutto gli Stati Uniti hanno espresso profonda preoccupazione. Il Dipartimento di Stato americano ha chiesto “a tutte le parti di esercitare moderazione e di evitare azioni provocatorie”. Ha detto la sua anche l’Algeria, che, stigmatizzando l’eccessiva reazione israeliana di fronte alle dimostrazioni palestinesi, ha chiesto l’intervento immediato e urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Il lungo stallo dei negoziati
Nelle more di una ripresa del dialogo israelo-palestinese, fermo da oltre dieci anni, le tensioni sono giunte ad un livello preoccupante e insostenibile. Questo il commento alla situazione di Giorgio Bernardelli, esperto dell’area mediorientale, intervistato da Radio Vaticana – Vatican News.
La questione palestinese, sottolinea Bernardelli, è ormai negli ultimi posti delle urgenze che la comunità internazionale è chiamata a risolvere. L’apertura di un dialogo con il mondo arabo, da parte di Israele, che però non ha preso in considerazione la parte palestinese, non ha fatto altro che acuire attriti irrisolti e istanze rimaste sopite, ma sempre vive. Se a tutto questo aggiungiamo l’attuale debolezza politica del governo israeliano, che ha perso il sostegno della maggioranza, appare evidente, aggiunge Giorgio Bernardelli, come abbiamo buon gioco tutti coloro, da una parte e dall’altra, che puntano a rinfocolare estremismi e a favorire le violenze. Di fronte all’assenza di iniziative diplomatiche internazionali, l’unica voce che si leva a chiedere un dialogo costruttivo, sottolinea Bernardelli, è quella di Papa Francesco, una voce che purtroppo sinora è rimasta inascoltata.