Il Papa: la Bibbia, il luogo in cui Dio dà appuntamento all’uomo

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Le parole della Sacra Scrittura non sono state scritte per restare imprigionate sul papiro, sulla pergamena o sulla carta, ma per essere accolte da una persona che prega, facendole germogliare nel proprio cuore”. E’ ancora la preghiera al centro della catechesi del Papa all’udienza generale, celebrata come di consueto in questo periodo dalla Biblioteca del Palazzo apostolico. La preghiera, spiega questa volta Francesco, che si può fare partendo da un brano della Bibbia.

Quel versetto della Bibbia è stato scritto anche per me, secoli e secoli fa, per portarmi una parola di Dio. E’ stato scritto per ognuno di noi. A tutti i credenti capita questa esperienza: un passo della Scrittura, ascoltato già tante volte, un giorno improvvisamente mi parla e illumina una situazione che sto vivendo. Ma bisogna che io, quel giorno, sia lì, all’appuntamento con quella Parola.

La Parola si incarna in noi e cambia le cose

Dio passa ogni giorno, prosegue il Papa e getta sul nostro terreno un seme. Se esso germoglierà dipende da noi, dal nostro cuore e dalla nostra disponibilità. E ripete una frase di Sant’Agostino: “Ho timore del Signore quando passa”. Il timore è non accorgersi di Dio. Francesco parla di una sorta di nuova incarnazione del Verbo, infatti, “siamo noi i ‘tabernacoli’ dove le parole di Dio vogliono essere ospitate e custodite, per poter visitare il mondo”. Ma, dice, non bisogna strumentalizzare la Sacra Scrittura, usandola per confermare “la propria visione filosofica e morale”, ma sperando “in un incontro”. E osserva:

A me dà un po’ di fastidio quando sento cristiani che recitano versetti della Bibbia come i pappagalli. “Oh, sì … Oh, il Signore dice … vuole così …”. Ma tu ti sei incontrato con il Signore, con quel versetto? Non è un problema solo di memoria: è un problema della memoria del cuore, quella che ti apre per l’incontro con il Signore. E quella parola, quel versetto, di porta all’incontro con il Signore. 

Poi riprendendo il testo scritto, continua:

Noi, dunque, leggiamo le Scritture perché esse “leggano noi”. Ed è una grazia potersi riconoscere in questo o quel personaggio, in questa o quella situazione. La Bibbia non è scritta per un’umanità generica, ma per noi, uomini e donne in carne e ossa, per me. E la Parola di Dio, impregnata di Spirito Santo, quando è accolta con cuore aperto, non lascia le cose come prima. Cambia qualcosa.

Lectio divina: lettura, dialogo e contemplazione

Il Papa passa poi a descrivere quella forma di preghiera che, nata nel contesto dei monasteri, si è oggi diffusa anche nelle parrocchie: è la lectio divina. Consiste nella lettura di un brano della Bibbia, fatta con attenzione, con “obbedienza al testo”, osserva Francesco, per comprendere il suo significato. Quindi ci si pone in dialogo con le parole lette meditandole e chiedendosi che cosa esse dicono a me. Infine la lectio divina prevede un momento di contemplazione. Le parole e i pensieri, afferma il Papa, “lasciano il posto all’amore, come tra innamorati ai quali a volte basta guardarsi in silenzio”. Quindi prosegue:

Attraverso la preghiera, la Parola di Dio viene ad abitare in noi e noi abitiamo in essa. La Parola ispira buoni propositi e sostiene l’azione; ci dà forza e serenità, e anche quando ci mette in crisi ci dà pace. Nelle giornate “storte” e confuse, assicura al cuore un nucleo di fiducia e di amore che lo protegge dagli attacchi del maligno. Così la Parola di Dio si fa carne, mi permetto di usare questa parola, si fa carne in coloro che la accolgono nella preghiera.

Nella vita dei santi l’impronta della Sacra Scrittura

E il Papa cita “una bella espressione” che dice quanto conti la Parola nella vita cristiana: 

In qualche testo antico affiora l’intuizione che i cristiani si identificano talmente con la Parola che, se anche bruciassero tutte le Bibbie del mondo, se ne potrebbe ancora salvare il “calco” attraverso l’impronta che ha lasciato nella vita dei santi. 

Obbedienza e creatività, di questo è fatta la vita del cristiano e le Sacre Scritture, conclude Papa Francesco, “sono un tesoro inesauribile. Il Signore ci conceda di attingervi sempre più, mediante la preghiera”.