Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Francesco e l’impotenza delle Nazioni Unite, sono due giorni, dalle parole del Papa all’udienza generale, che si cerca di interpretare la messa in discussione del ruolo dell’Onu. Quella del Pontefice però, ritengono molti osservatori, non intende essere una critica quanto piuttosto “un desiderio di Nazioni Unite”. Di questo avviso è Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di storia contemporanea all’Università Roma tre e membro della Comunità di Sant’Egidio. “L’Onu, in questa guerra (Russia-Ucraina ndr) sembra non avere alcun ruolo – spiega il docente – ma il Papa crede molto alle Nazioni Unite, perché le ritiene un consesso super partes mentre, come si deduce dalle sue stesse parole, è diffidente verso le grandi potenze che vanno citate per nome, Russia, Stati Uniti, Cina. Lui preferisce un consesso multinazionale, come le Nazioni Unite, che gli appaiono più equilibrate”. Non è una novità la visione di una politica mondiale multipolare di Francesco, che, a giudizio del docente, dovrebbe essere “incarnata proprio dall’Onu”. Il Papa “vive in una logica planetaria che corrisponde a quella che dovrebbe essere delle Nazioni Unite”. Sebbene il Consiglio di sicurezza sia ancora formato dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia ciò non toglie che l’Assemblea generale rappresenti tutto il mondo”.
Paolo VI ed il suo grido, mai più la guerra
Era il 1965 Papa Paolo VI parlava al Palazzo di Vetro di New York, era la prima volta di un Pontefice, dopo di lui Giovanni Paolo II due volte, Benedetto XVI e Francesco nel 2015. Il grido di Papa Montini allora all’Onu è indelebile nella storia: mai più la guerra. Eppure oggi il Papa ne sottolinea l’impotenza. “C’è stato un ampliamento delle operazioni di pace, degli interventi sulla pace – sottolinea ancora Morozzo della Rocca – indubbiamente c’è stato un maggiore impegno e anche un mutamento, dovuto alla fine della logica di guerra fredda nell’ ’89, sebbene oggi la guerra fredda sembra si sia di nuovo imposta potentemente, sia nei rapporti Stati Uniti-Cina, sia nei rapporti Stati Uniti-Russia. È anche vero che le principali guerre degli ultimi decenni: Iraq, Afghanistan e ora Ucraina, non hanno visto un ruolo determinante delle Nazioni Unite, non è facile per le nazioni prevenire e domare i focolai di guerra”.
L’Onu di Trastevere
La Comunità di Sant’Egidio è stata spesso definita come l’Onu di Trastevere, anche per il suo ruolo di mediazione in drammatici conflitti, uno su tutti, quello in Mozambico. “Sant’Egidio – risponde lo storico – ha fatto sempre mediazioni di pace tra due parti in guerra, entrambe pressate a trattare e ad arrivare a una conclusione. Se trasferiamo questa logica alle Nazioni Unite, credo che per vedere riconosciuto un loro ruolo di mediatore, un ruolo operativo per la pace, ci si dovrebbe porre il problema di come indurre entrambe le parti a fare un compromesso di pace, e questo è veramente qualcosa di difficile”. Per fare la pace, è in sostanza la tesi di Morozzo della Rocca, occorre uscire da una logica di pace legata ad una vittoria, “la pace è la pace, non è necessariamente la vittoria, questo dovrebbero capirlo tutti quelli che hanno a cuore le vittime, soprattutto civili, di questa guerra”.
Occidente versus Russia
Un accordo di pace, in conclusione, in questo caso tra Ucraina e Russia, sarà possibile nel momento in cui entrambe le parti saranno “ragionevolmente portate a volerlo, perché finché anche una sola delle due parti è convinta di vincere, non si arriverà ad un accordo”. In questo caso, per raggiungere una mediazione di pace, le Nazioni Unite avranno “bisogno di essere fortemente sostenuta da tutte le potenze, a cominciare da Cina e Stati Uniti, e poi anche da Gran Bretagna e Francia, che siedono anche nel Consiglio di sicurezza, e questo non è affatto scontato, purtroppo, perché, in questo momento, sembra di assistere quasi a un conflitto tra Occidente e Russia”.