Suor Balatti: la visita del Papa in Sud Sudan aiuterà la pace

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Antonella Palermo – Città del Vaticano

L’annuncio è arrivato in diretta al telegiornale nazionale, alla presenza dell’arcivescovo cattolico della capitale Giuba, di quello anglicano e di un rappresentante della Chiesa presbiteriana ed è stato letto dall’incaricato d’affari della Nunziatura: Papa Francesco visiterà il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo dal 2 al 7 luglio prossimo. Una visita storica per il Paese più giovane del mondo, indipendente dal 2011, e particolarmente caro al Pontefice, come ha dimostrato lo storico gesto di inginocchiarsi innanzi ai leader del Sud Sudan in Vaticano per chiedere la pace, l’11 aprile del 2019. A ricevere la notizia, anche la missionaria comboniana Suor Elena Balatti, coordinatrice dell’Ufficio per lo Sviluppo Umano Integrale (Caritas) nella diocesi di Malakal.

Ascolta l’intervista a suor Elena Balatti

Suor Elena, quali sono state le sue reazioni nell’apprendere della visita del Papa?

Sono molto contenta perché questa visita è legata alla pace. Ho potuto seguire il telegiornale nazionale sud sudanese, in cui c’è stato l’annuncio ufficiale è si è visto un sincero entusiasmo. Non ho mai visto un tale calore come nell’apprezzare questa visita del Papa. Credo che in Europa, e non solo in Africa, siamo convinti più che mai in questi momenti difficili, in questi tempi di crisi, di quanto importante sia la pace. Tutti coloro che si muovono per portare avanti la pace sono messaggeri di pace. È proprio il Signore che li manda e ce n’è tanto bisogno. Come cittadina io mi considero metà italiana e metà sud sudanese, e perciò la situazione attuale dell’Europa – che è anche una minaccia per il mondo – ha un po’ offuscato la mia gioia, se devo essere sincera. È molto positivo che il Papa venga. La sua sarà una parola di pace che aiuterà il processo in Sud Sudan e anche in Congo, però i venti di guerra sono così forti in questo momento nel mondo che ci fanno pensare a quanto è difficile per noi essere umani camminare insieme. Non riusciamo a farlo rispettandoci a vicenda.

La crisi in Europa, la guerra in Ucraina sta paradossalmente portando alla luce, alla coscienza di tutto il mondo, quanto sia importante non dimenticare i conflitti che ancora oggi si vivono. Quando la guerra si fa più vicina ed è alle porte della nostra sicurezza e stabilità forse ci si può veramente rendere conto di cosa significa…

Si. Ho pensato molto a tanti miei concittadine e concittadini italiani, che non hanno mai visto la guerra e questa è una grande grazia di Dio. Prego che non vedano la guerra, che non si avvicini troppo e che venga trovata una soluzione, una mediazione in questo pericolosissimo conflitto tra l’Ucraina e la Russia, con l’invasione della Russia di un Paese indipendente. Prego insieme a milioni di persone di diverse chiese. Tutti stiamo pregando perché venga trovata una soluzione, perché vediamo chiaramente come un conflitto di questa natura ha un potenziale esplosivo non solo sul territorio che purtroppo è coinvolto e dove la gente sta soffrendo così tanto, ma preghiamo che non degeneri mai e poi in un conflitto dove vengano utilizzate le armi nucleari. Questa è la paura che ha il mondo.

Come vi state preparando? Anche se adesso è presto, lei ha già pensato a qualcosa di creativo?

Le prime reazioni che abbiamo avuto sono state, “ma dove? In quale località della capitale può esserci l’incontro del Papa con tutti i fedeli?”. Giuba ha circa 800 mila abitanti, ma per un evento simile – come già successe per la visita di Giovanni Paolo II in Sudan nel 1993 quando le persone camminarono di giorno e di notte per arrivare a Khartoum – arriverà molta gente. Quello è stato il primo commento. Il pensiero al luogo adatto dove la popolazione cattolica e non cattolica che verrà per salutare ed accogliere il Papa possa essere accomodata. Questi sono stati i nostri primi commenti e anche dove i pellegrini potranno essere temporaneamente sistemati. Questi sono preparativi logistici e il governo si occuperà sicuramente di garantire la sicurezza con le forze dell’ordine nella capitale perché le varie celebrazioni possano svolgersi in maniera ordinata e con soddisfazione di tutti.