Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Una voce contro il frastuono dei missili, che il crepitare delle armi non sfibra. È una finestra su una grande piazza ma soprattutto sulle coscienze, quella di Francesco. Inascoltata da chi sta spargendo sangue e trasformando un pezzo di Europa in campo di battaglia, ma che non arretra:
In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di parlare anzi, supplichiamo Dio più intensamente.
La vera vittima, la gente
Il dopo Angelus del Papa è un ritornello, che lega ormai tutti gli ultimi appelli. La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina rende ancora più urgente l’appuntamento del Mercoledì delle Ceneri, la preghiera e il digiuno corali perché torni la pace dove la gente inerme cerca scampo o muore, “le mamme in fuga con i loro bambini…”. Pregheremo, è l’invito di Francesco, “per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra”.
Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto – la gente comune – è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra.
Pezzi di guerre da non dimenticare
Per gli anziani, i più piccoli, le persone in cerca di rifugio “è urgente – insiste Francesco – aprire corridoi umanitari”, sono fratelli e sorelle “che vanno accolti. E di nuovo la voce che spazia e si commuove sul mondo delle guerre “a pezzi”.
Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza.
“Perché chi ama la pace”, conclude il Papa citando la Costituzione italiana, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie”. Le bandiere dei tanti ucraini in Piazza San Pietro sventolano e ringraziano, con Francesco che saluta nella loro lingua: Хвала Ісусу Христу, “Sia lodato Gesù Cristo”.
Shevchuk: siamo nei rifugi ma celebriamo la Risurrezione
“Abbiamo superato un’altra terribile notte”: Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč della Chiesa greco-cattolica ucraina, trova un pausa nei bombardamenti per far arrivare la sua voce. E’ il videomessaggio quotidiano, diffuso dal Segretariato dell’arcivescovo maggiore a Roma. Anche se siamo nei sotterranei, nei rifugi, nelle cantine, i sacerdoti – afferma – sono chiamati a celebrare la divina liturgia perché non è possibile recarsi in chiesa a causa del coprifuoco. “La Chiesa – ripete – è con il suo popolo”. E ringrazia chi sta raccogliendo aiuti umanitari, chi promuove gesti di solidarietà, chi si spende per raccontare la verità.