Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
È possibile amare i nostri nemici? È possibile porgere l’altra guancia quando veniamo percossi? Gesù nelle pagine del Vangelo di oggi ci chiede di farlo, dandoci delle “indicazioni fondamentali” proprio per quando ci troviamo sul “banco di prova”, di fronte “a chi ci è nemico e ostile, a chi cerca sempre di farci del male”. E se ci chiede questo è perché ci dà Lui stesso la forza di amare, “di andare oltre, molto oltre l’odio e l’istinto”.
“Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male” e ancora … “A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra”
Sono queste le parole dell’evangelista Luca da cui muove la riflessione del Papa, prima della preghiera dell’Angelus. “Se non si reagisce ai prepotenti, ogni sopruso ha via libera”, davvero dunque il “Signore ci chiede cose impossibili e anzi ingiuste?” domanda Francesco e, per rispondere, invita a guardare a come Gesù porge l’altra guancia, durante la passione, quando è processato ingiustamente e schiaffeggiato:
Dice alla guardia: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» Chiede conto del male ricevuto.
Porgere l’altra guancia: la gentilezza che spegne l’odio
Ecco dunque cosa significa “porgere l’altra guancia”. Non significa – spiega il Papa – “subire in silenzio o cedere all’ingiustizia”:
Gesù con la sua domanda denuncia ciò che è ingiusto. Però lo fa senza ira senza violenza, anzi con gentilezza. Non vuole innescare una discussione, ma disinnescare il rancore. Questo è importante: spegnere insieme l’odio e l’ingiustizia, cercando di recuperare il fratello colpevole. Non è facile questo, ma Gesù lo ha fatto e ci dice di farlo anche noi.
La mitezza è più forte delle percosse e fa breccia
Dunque in Gesù che patisce ingiustizia e percosse non c’è rancore, ma “mitezza”, una risposta che non è debole o sottomessa, ma anzi denota una “forza interiore più grande” che vince il male e apre una breccia in chi ci odia:
Porgere l’altra guancia non è il ripiego del perdente, ma l’azione di chi ha una forza interiore più grande, porgere l’altra guancia è vincere il male col bene, che apre una breccia nel cuore del nemico, smascherando l’assurdità del suo odio. Questo atteggiamento, questo porgere l’altra guancia non è dettato dal calcolo o dall’odio ma dall’amore.
Ed è proprio “l’amore gratuito e immeritato che Gesù ci dona” – sottolinea Francesco – muove il nostro cuore ad un modo di fare simile al suo, rifiutando ogni vendetta. E noi invece siamo purtroppo abituati – aggiunge a braccio il Papa – a custodire nel cuore il rancore che distrugge la persona.
I cristiani possono rispondere al male col bene
Di fronte al nemico è possibile dunque amare? Anche a questa domanda il Papa risponde guardando al modello di Gesù. Perchè – spiega- se dipendesse da noi “sarebbe impossibile”, ma “ricordiamoci che quando il Signore chiede qualcosa, vuole donarla”. “Quando mi dice di amare i nemici, vuole darmi la capacità di farlo”, senza di essa non potremmo agire. Cosa chiedere dunque? La forza di amare, che è lo Spirito Santo :
Con lo Spirito di Gesù possiamo rispondere al male con il bene, possiamo amare chi ci fa del male. Così fanno i cristiani. E com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! E’ molto triste.
Maria ci renda operatori di pace con chi ci è ostile
Come vivere dunque gli inviti di Gesù nel quotidiano, nella vita di ciascuno quando una persona ci fa del male? Rancore o mitezza è il nostro atteggiamento quando subiamo il male? Ancora una volta il Papa invita a pensare e indica come agire: guardare al modello di Gesù “mite durante il processo”, chiedere la luce dello Spirito Santo e soprattutto pregare per il nostro nemico.“Non sentiamoci vittime” dice Francesco e “chiediamo aiuto al Signore” per il nostro nemico:
Pregare per chi ci ha trattato male è la prima cosa per trasformare il male in bene. La preghiera. La Vergine Maria ci aiuti a essere operatori di pace verso tutti, soprattutto verso chi ci è ostile e non ci piace.
Vicinanza al Brasile e al Madagascar, e un grazie ai medici anti Covid
Nei saluti seguiti alla recita dell’Angelus, come già in due telegrammi inviati nei giorni scorsi, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice ha espresso la sua vicinanza alle popolazioni sofferenti del Brasile, nella regione montuosa intorno alla città di Petropolis, dove si contano circa 200 dispersi per inondazioni e frane, e nel sud est del Madagascar che piange per ripetuti cicloni un centinaio di vittime e migliaia di sfollati bisognosi di ogni tipo di soccorso.
Ricordando anche l’odierna Giornata dedicata al personale sanitario, Francesco ha citato i tanti medici, infermieri e volontari che stanno vicino agli ammalati: ” Nessuno si salva da solo” ha ripetuto e nella malattia ancora di più siamo bisognosi di aiuto. Poi anche il racconto di un medico che ha testimoniato l'”eroismo del personale sanitario” non solo in tempo di Covid ma, ha detto il Papa, con un lavoro quotidiano che merita “un applauso e un grande grazie”.