Adriana Masotti – Città del Vaticano
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani coinvolge le Chiese e le confessioni cristiane di tutto il mondo suscitando momenti di preghiera comuni e iniziative di dialogo e reciproca conoscenza che variano da luogo a luogo. Quest’anno, a causa della pandemia, gli incontri in presenza sono limitati, ma spesso sostituiti da conferenze e anche celebrazioni online. Così anche a L’Avana, capitale di Cuba, dove da qualche tempo, in occasione della Settimana, giovani appartenenti alle varie comunità ecclesiali promuovono un Festival ecumenico per i giovani. Quest’anno l’evento sarà per forza diverso e sarà accessibile sulla pagina Facebook appositamente costruita, ma che non chiuderà al termine di questa Settimana.
Francesco ai giovani cubani: siate costruttori di amicizia
I giovani che vivono a Cuba hanno fatto tesoro delle parole rivolte con forza da Papa Francesco, durante la sua visita nell’isola, nel settembre 2015. Incontrandoli, lanciò loro una sfida, quella di “creare l’amicizia sociale” nel loro Paese, andando al di là di tutte le differenze, per collaborare alla ricostruzione della loro patria, del bene comune. Parlò della “cultura dell’incontro“. “Per favore – affermò – non dividiamoci tra noi. Andiamo insieme, uniti, anche se la pensiamo diversamente, anche se sentiamo diversamente”. Un’amicizia sociale che comprende anche quella tra appartenenze ecclesiali diverse. La fraternità tra i cristiani è, infatti, testimonianza non solo di fede, ma anche elemento di evangelizzazione e fattore di credibilità del messaggio lasciato da Gesù di fronte ai non credenti e all’intera società.
L’iniziativa ecumenica dei giovani di L’Avana
Il Festival ecumenico dei giovani è nato nella diocesi della capitale, ma l’edizione su Facebook di quest’anno per la prima volta include testimonianze in video di ragazzi che vivono al di fuori di L’Avana e, proprio perchè visibile su internet, sta risuonando in tutta l’isola. Tra i giovani del gruppo organizzatore diocesano, ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari, sollecitati a questo impegno dalla spiritualità ricevuta dalla fondatrice, Chiara Lubich, il cui carisma ha al centro proprio la realizzazione dell’unità chiesta da Gesù al Padre e per la quale ha lavorato instancabilmente, favorendo il dialogo prima di tutto tra i cristiani stessi. Come è nata quest’iniziativa di Cuba lo spiega ai nostri microfoni, Paola Monetta, un’italiana che vive da tempo nell’isola ed è co-responsabile della locale comunità dei Focolari:
R. – Da anni la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani celebrata qui a l’Avana è un faro di luce per il dialogo ecumenico nell’isola, portata avanti dai leader delle varie Chiese che hanno vissuto insieme gli anni difficili della persecuzione aperta, quindi amici da giovani e amici ora da leader religiosi. Nel gennaio 2015, anche per assicurare una continuità a queste radici profonde dell’impegno per l’unità, noi del Movimento abbiamo proposto di far nascere uno spazio per i giovani nell’arco dell’Ottavario. Da allora, pian piano questo evento, il Festival, è diventato punto di riferimento per i giovani cristiani delle varie Chiese. All’inizio fra i più impegnati, poi pian piano si è rivelato un veicolo comune di evangelizzazione.
Quali sono state le esperienze vissute nelle varie edizioni di questa manifestazione?
R. – I primi anni la preparazione era soprattutto nelle mani dei giovani dei Focolari, di Sant`Egidio e di qualche simpatizzante dell’ecumenismo. Questi giovani hanno saputo fare spazio ai giovani della pastorale giovanile, a quelli delle varie Chiese legate al Consiglio delle Chiese protestanti e a tutti i loro amici. Lo spirito di fraternità è fiorito spontaneo attorno ai temi di musica, danza, arte in generale. La parte piú bella, direi che è proprio la preparazione, fatta di condivisione di idee, di ascolto, di saper fare spazio all’altro. La visita di Papa Francesco, nel settembre 2015, ha messo fuoco su fuoco quando ha invitato tutti i giovani di Cuba alla “amistad social”, cioè all’amicizia sociale, al dialogo, a partire da un orizzonte comune, quello di vivere tutti per la loro, la nostra Cuba.
Nora Julia Ferrer Gómez è una giovane cubana che ha studiato per un periodo in Italia, è la responsabile del gruppo dei giovani del Movimento dei Focolari a Cuba e anche la leader dei ragazzi impegnati nella preparazione del Festival. Quest’anno l’evento non si potrà tenere con la presenza fisica dei giovani, ma il gruppo organizzatore non ha voluto rinunciare alla manifestazione. Abbiamo chiesto allora a Nora che cosa si sono inventati:
R. – Quest’anno purtroppo la pandemia non ci permette di stare insieme fisicamente per vivere il Festival ecumenico. Ad un certo punto avevamo deciso di non andare avanti nella preparazione perché c’erano tantissime barriere che ci impedivano di costruire il Festival, ma i piani di Dio erano altri. Ascoltando la Sua voce che ci spingeva, abbiamo deciso di preparare il Festival in un modo diverso, però comunque bello. Abbiamo fatto delle interviste a tante persone: giovani, coppie miste, sacerdoti e rappresentanti delle varie Chiese che vivono per il dialogo ecumenico. Abbiamo fatto anche video di musica, danza e di momenti di preghiera per l’unità. Questi video si possono trovare nella pagina Facebook che abbiamo creato per la Settimana. Questa pagina è stata creata non solo per il Festival, ma per dare visibilità all’ecumenismo come facevamo gli altri anni, anche se in maniera diversa, e per inspirare tutti al dialogo. Da poco tempo qui a Cuba abbiamo internet e tutt’ora non è facile collegarsi, ma vogliamo approfittare di questa opportunità per poter stare collegati con tutto il mondo e far arrivare il nostro messaggio.
Ci dici qualcosa riguardo al rapporto tra i cristiani di diverse Chiese a Cuba, in un contesto, penso, non facile per voi…
R. – Qui da noi c’è bisogno di dialogo a tutti i livelli, di sensibilizzare e formare all’ecumenismo. Nell’ambito cattolico c’è difficoltà a volte ad aprirsi o ad accogliere il diverso o chi viene da “altre fila”, siano cristiani, fedeli delle varie espressioni della religione Afro-cubana, o chi semplicemente cerca Dio dopo anni di schieramento ateo, se così si può dire. In questo senso, come nuova generazione posso dire che ci è più naturale andare al di là delle differenze ed avere un dialogo spontaneo facendo da apripista e, con iniziative come queste, aiutiamo le persone a far cadere barriere e a costruire ponti. Ma abbiamo bisogno che gli adulti, i leader, ci sostengano, perchè le difficoltà sono tante. Quest’anno noi giovani di Cuba, vogliamo dare con il Festival ecumenico un messaggio di speranza, unità e accoglienza e così invitare tutti a vivere questa bella esperienza di apertura e di donazione all’altro.