Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“La peggiore di tutte le armi di distruzione di massa è stata da tempo giudicata immorale. Adesso è anche finalmente illegale”. Con queste parole i vescovi cattolici di tutto il mondo, dall’Europa al Giappone, dalle Filippine al Sud Africa, uniti a laici, religiosi e religiose di una ventina di Paesi, accolgono con favore l’entrata in vigore del Trattato approvato nel 2017, che rende illegali l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento delle armi atomiche.
Speranze e timori
E’ incoraggiante, scrivono, che la “maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite sostenga attivamente il nuovo trattato attraverso l’adozione, le firme e le ratifiche” e che i sondaggi dimostrino che l’opinione pubblica sia convinta che le armi nucleari debbano essere abolite. Ma la preoccupazione che i presuli esprimono è relativa ai rischi che permangono da un eventuale utilizzo le cui conseguenze sono catastrofiche sull’umanità e sull’ambiente, come ricordato anche dal Papa all’udienza di mercoledì scorso.
“Due esempi che parlano a tutte le persone – scrivono i vescovi – sono gli impatti sproporzionati delle radiazioni su donne e ragazze e i gravi effetti sulle comunità indigene le cui terre sono state utilizzate per i test nucleari”.
Con il Papa nella condanna al nucleare come arma di guerra
I vescovi ribadiscono il sostegno al ruolo di leadership svolto dal Papa in questo ambito, con i suoi continui interventi per il disarmo, e ricordano la storica visita del 2019 alle città bombardate di Hiroshima e Nagasaki con la condanna che levò il Pontefice “al possesso di armi nucleari da parte di qualsiasi Stato”. La pace – ricordano citando Francesco – non può essere raggiunta attraverso “la minaccia dell’annientamento totale”, e occorre sostenere “i principali strumenti giuridici internazionali di disarmo nucleare e non proliferazione, compreso il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari”.
La voce dei vescovi si fa unica nell’incitare alla cooperazione internazionale “essenziale”, sottolineano, per affrontare, oltre alla minaccia della pandemia, dei cambiamenti climatici e del divario tra ricchi e poveri, anche la “minaccia universale delle armi nucleari”. E insieme, tutti, di qualunque provenienza anche da Paesi che posseggono arsenali nucleari o che confinano con essi, esortano i “governi a firmare e ratificare il Trattato”, ringraziando chi lo ha già fatto.
Lo sforzo della Chiesa: verifiche e disinvestimenti
Quindi l’invito ai colleghi leader della Chiesa a “discutere e deliberare sul ruolo significativo che la Chiesa può svolgere nel costruire il sostegno per questa nuova norma internazionale contro le armi nucleari”. “È particolarmente importante – scrivono – per le conferenze episcopali nazionali e regionali, nonché per le istituzioni e le fondazioni cattoliche, verificare se i fondi relativi alla Chiesa vengono investiti in società e banche coinvolte nella produzione di armi nucleari. In tal caso, intraprendere azioni correttive ponendo fine ai rapporti di finanziamento esistenti e cercare modi per il disinvestimento”.
“Crediamo – concludono – che il dono della pace di Dio sia all’opera per scoraggiare la guerra e superare la violenza. Pertanto, in questo giorno storico, ci congratuliamo con i membri della Chiesa cattolica che per decenni sono stati in prima linea nei movimenti di base per opporsi alle armi nucleari e ai movimenti per la pace cattolici che fanno parte della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, vincitrice del Premio Nobel (Ican)”.