Fausta Speranza – Città del Vaticano
Dopo sette anni di combattimenti, il conflitto in Yemen si è intensificato nelle ultime settimane. Le forze della coalizione stanno cercando di strappare i territori conquistati dai ribelli Houthi, che controllano anche la capitale Sana’a.
Un drammatico scenario di guerra che il Papa ha citato, nell’intervista rilasciata domenica scorsa a Che tempo che fa, parlando di vite umane che per alcuni contano meno del profitto delle armi. L’eco dell’appello del Papa nelle parole di monsignor Paul Hinder, amministratore apostolico dell’Arabia:
Eccellenza, qual è stata la sua prima reazione al riferimento del Papa al conflitto dimenticato in Yemen?
Quando ho visto il commento di Papa Francesco, mi ha fatto piacere che abbia ricordato lo Yemen. La realtà è dolorosa e non fa certo piacere saperlo. Ma è vero che questo conflitto è come “silenziato”. Qualche volta ho l’impressione che così come mettiamo il telefonino in silenzio – quando non vogliamo disturbare gli altri o anche se non vogliamo sentire noi gli squilli – così sembra che facciamo per quanto riguarda questo conflitto. E’ in ombra rispetto all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Non piace neanche sentire quello che il Papa ha ricordato con forza a proposito di qualunque guerra, e cioè che significa dare la priorità alle armi piuttosto che alle persone, alla vendita di strumenti di morte piuttosto che alla vita delle persone…
E’ triste, ma è la realtà di quello che vediamo. Quelli che sono al potere evidentemente hanno interessi diversi da quanti hanno a cuore le persone. Come Chiesa siamo chiamati alla politica di riconciliazione e di pace, che rimane la nostra missione. Purtroppo spesso è una politica non vincente – dobbiamo essere onesti – nel senso che nella storia dell’uomo sono evidenti i conflitti.
Cosa può dirci della situazione in Yemen?
Da anni non mi è possibile andare in Yemen, io sono ad Abu Dhabi. Non ci sono voli diretti con Sana’a e non è possibile recarsi nel sud dello Yemen. Allora io non ho più una conoscenza diretta di quello che accade, ma posso solo avere l’eco di notizie.
Il Papa ha posto l’accento, tra l’altro, sul dramma dei bambini…
Sappiamo che nei teatri di guerra si diffondono molte malattie e che i bambini sono i più vulnerabili, non hanno la possibilità di difendersi, sono dipendenti dagli adulti. La guerra è un dramma, per i minori, quando c’è una famiglia, possiamo dire che va ancora bene invece, molto spesso, sono orfani di uno o di tutti e due i genitori. Sono il volto più fragile della società, a parte gli anziani.
Eccellenza, a parte i punti di vista sul conflitto, diverse popolazioni dei Paesi che partecipano alla coalizione che combatte i ribelli Houthi in Yemen hanno loro figli impegnati in questa guerra. Come si guarda al conflitto?
Credo ci siano stati degli eventi, ultimamente, che hanno risvegliato un po’ tutti ma, in alcuni casi, a fare la guerra sono stranieri. Certamente c’è una fascia di popolazione che prega per la pace o si augura la pace. Nelle chiese cristiane si prega per il bene di tutti.
Le parole del Papa
Nel corso dell’intervista, rilasciata sabato 5 febbraio alla trasmissione della Rai Radiotelevisione italiana ‘Che tempo che fa’, Papa Francesco ha detto: “Da quanto tempo lo Yemen soffre la guerra e da quanto si parla dei bambini dello Yemen?”. Per poi affermare che “ci sono categorie che importano e altre che sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare”, aggiungendo: “Questi non contano, almeno non contano al primo posto, perché c’è gente che vuole bene a questa gente, che cerca di aiutare, ma nell’immaginario universale quello che conta è la guerra, la vendita delle armi”.
La cronaca
Dopo sette anni di combattimenti, il conflitto in Yemen si è intensificato nelle ultime settimane. Le forze della coalizione stanno cercando di strappare i territori conquistati dai ribelli Houthi che controllano anche la capitale Sana’a. Gli Houthi, da parte loro, hanno intensificato gli attacchi con missili e droni, che ora non colpiscono più solo obiettivi in Arabia Saudita ma, dallo scorso gennaio, anche negli Emirati Arabi Uniti. Nel fine settimana, fonti militari hanno fatto sapere che decine di soldati sono morti durante l’offensiva delle forze governative yemenite sferrata contro le posizioni dei ribelli Houthi a Harad, nella provincia di Hajjah, vicino al confine con l’Arabia Saudita. L’offensiva sembra sia ancora in corso.