Marco Guerra – Città del Vaticano
Messaggi offensivi, furti di identità, ricatti, ingiurie, diffamazioni fino ad arrivare alle violenze fisiche, il tutto amplificato e favorito dai dispositivi digitali e dal web, che rendono virali questi atti tesi a ridicolizzare la vittima. Il bullismo e il cyberbullismo hanno raggiunto le proporzioni di una vera e propria emergenza sociale, come certificano associazioni, istituzioni ed esperti impegnati nel contrasto a questa piaga.
La Giornata nazionale
Dal 2017, ogni anno in Italia il 7 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo. Un’occasione per accendere i riflettori sul fenomeno e fare il punto sulle strategie di sensibilizzazione e formazione dei giovani, delle loro famiglie e delle agenzie educative. Per la ricorrenza sono stati diffusi numeri studi e rapporti che confermano una maggiore diffusione di questi abusi a causa della pandemia del Covid-19 che ha portato i più giovani a un consumo incontrollato dei media elettronici e le personalità più fragili ad essere maggiormente esposte a forme di vessazione e manipolazione. Bisogna infatti considerare che molti comportamenti di prepotenza in rete non vengono percepiti dai ragazzi come reati, come fatti gravi, come un danno per le vittime.
Un adolescente su due ha subito bullismo
Secondo un’indagine del Moige (Movimento Italiano Genitori), da quando è scoppiata l’emergenza pandemica, escludendo l’impegno per la Dad, il tempo trascorso da bambini e adolescenti davanti ai device tecnologici è aumentato del 67%. L’87% dei genitori ha riscontrato effetti negativi sui ragazzi e il 52% ha segnalato la perdita del contatto fisico con gli altri. In questa cornice, almeno un adolescente su due ha subito atti di bullismo, come rileva l’Osservatorio Indifesa 2021, realizzato da Terre des Hommes e OneDay, con l’aiuto di ScuolaZoo e delle sue community, e che ha coinvolto più di 1700 ragazzi e ragazze dai 14 ai 26 anni in tutta Italia. Da questo report emerge anche che 7 ragazzi su 10 non si sentono al sicuro quando sono sul web e per il 68% la minaccia più temuta è il cyberbullismo, seguito dal revenge porn (60%), il furto di identità (40,6%) e lo stalking (35%). La ricerca racconta anche il disagio psicologico esasperato causato dai due anni di pandemia. Il 37,5% degli intervistati teme l’isolamento sociale, il 35% ha paura di soffrire di depressione, il 22% di solitudine. L’88% afferma di sentirsi solo o molto solo (l’anno scorso era il 93%). Tra le cause della solitudine il 31% dice di non sentirsi ascoltato in famiglia, il 30% non si sente amato, il 29,2% non frequenta luoghi di aggregazione.
L’impegno della Fondazione Carolina
Numerose sono le realtà nate per supportare la scuola e le famiglie nella sfida educativa, tra queste la Fondazione Carolina – la No Profit dedicata alla prima vittima italiana del bullismo in rete, Carolina Picchio, divenuta un simbolo per migliaia di teenager – che collabora con la Chiesa, dalle parrocchie alla Santa Sede, tramite numerose iniziative, ultima delle quali, ma solo in ordine di tempo, la formazione di oltre 250 docenti di religione della diocesi di Novara per dare vita ad un’alleanza educativa sulle tematiche del bullismo. Intervistato da VaticanNews, il presidente della Fondazione Carolina Ivano Zoppi ha parlato di trend in crescita con oltre due giovani su quattro coinvolti in atti di bullismo, “una situazione che – afferma – si riscontra in tutto il mondo. Si tratta di ragazzi tanto connessi con il mondo, ma sconnessi da loro stessi. Dobbiamo ridare loro la dimensione e il valore della relazione vera”. “Da dopo il lockdown abbiamo visto un aumento sensibile delle segnalazioni, da 50 a oltre 300 al mese. La maggior parte -prosegue – sono atti di bullismo tra ragazzi, ma aumentano quelli contro gli insegnanti. Alcuni li abbiamo accompagnati a fare segnalazioni alle autorità. Preoccupa anche l’aumento del sexting, foto private intime di cui si perde completamente il controllo”. La Fondazione è presente anche in consessi internazionali e il presidente Zoppi ha partecipato a novembre al Forum mondiale sul bullismo di Stoccolma, dove è stato confermato l’incremento di nuovi fenomeni come quello dei pericolosi challenge, competizioni rischiose ed estreme.
L’esempio di Valiero Catoia
Particolarmente significativa è la storia di Valerio Catoia, un giovane ragazzo con sindrome di down, nominato dal presidente Mattarella Alfiere della Repubblica per aver salvato una bambina in mare. Valerio dopo aver subito alcuni atti di cyberbullismo collabora ora con la Polizia Postale ad alcuni progetti di sensibilizzazione delle scolaresche. Un’attività che ci è stata raccontata dal padre di Valerio, Giovanni Catoia:
De Marco (Progetto Pioneer): indebolite le capacità empatiche
“La rete amplifica questi abusi, perché il cyberbullo può agire nell’anonimato”, spiega infine a VaticanNews, Gabriele Di Marco, psicoterapeuta e socio fondatore dell’Associazione Progetto Pioneer che porta avanti progetti di sensibilizzazione e prevenzione su tutto il territorio italiano. “Uno dei fattori determinanti – prosegue – è quello che in psicologia viene definito effetto di disinibizione on line, ovvero l’indebolimento delle capacità di inibire comportamenti che non avremmo se fossimo realmente davanti all’altra persona, alla vittima”. Questo perché mancano tutta una serie di segnali sociali, spiega ancora Di Marco: “Lo sguardo dell’altro, i suoi gesti, il tono della voce”. Un altro elemento è il fatto che i dispositivi digitali tolgono tempo alla relazione con gli altri e con se stessi. Di Marco sottolinea, infine, che i ragazzi non sono più capaci di riconoscere le emozioni degli altri e quindi meno capaci di esercitare le loro capacità empatiche.