I nuovi beati in El Salvador. Rosa Chavez: farne memoria è vivere riconciliati

Vatican News

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Non è raro che rileggere la storia di un martire della Chiesa porti di riflesso a rileggere la storia di un’intera nazione. È accaduto ieri, quando l’approdo alla gloria degli altari del gesuita p. Rutilio Grande e dei suoi compagni, e del francescano padre Cosma Spessotto, ha fatto riemergere in chi seguiva la cerimonia un passato di ferite, cicatrici e ombre, ancora incise sulla pelle e nella memoria del popolo salvadoregno. Un popolo vittima di una “lotta fratricida”, come l’ha definita durante l’omelia della beatificazione il cardinale Gregorio Rosa Chavez, che ha presieduto la Messa a nome del Papa, iniziata verso le 17 ora locale, affollata pur nel rispetto delle norme anti-Covid.

Simbolo dei tanti “martiri anonimi”

Su una sponda della memoria la “grande tribolazione” – non solo quella del sangue e delle morti violente ma anche dello stigma sociale provocato da “calunnie immeritate, diffamazioni e discredito” che ha avvelenato per lungo tempo El Salvador. Sull’altra sponda la luce dei martiri, oasi di amore e senso di giustizia nelle sabbie di un’epoca distruttiva. In particolare, ha affermato il cardinale Rosa Chavez, i due laici martiri, Manuel Solórzano e il giovane Nelson Rutilio – rappresentano “l’immensa moltitudine che nessuno poteva contare”, quella “degli innumerevoli martiri anonimi” che sono parte dei settantacinquemila morti di “una lotta fratricida che ci ha dissanguato per dodici anni”.

Speranza di un popolo pacificato

Alle migliaia di fedeli riuniti nella Plaza Salvador del Mundo della capitale – la stessa in cui, il 6 agosto 1970 padre Rutilio Grande si appellò davanti alle autorità dello Stato perché favorissero una “trasfigurazione del popolo salvadoregno” – il rappresentante di Papa Francesco ha lanciato un nuovo appello ai suoi contemporanei a lasciarsi scuotere dal coraggio che fu di padre Rutilio, padre Spessotto e i due laici martiri. Tutti loro, ha detto, “possono aiutarci a recuperare la memoria e la speranza per non rinunciare al sogno di un Paese riconciliato e pacifico, un Paese come lo vuole il nostro Dio: giusto, fraterno e solidale”.