Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Le diverse questioni umanitarie, securitarie ed ecclesiali del Centrafrica e ancora le sofferenze, le attese e le speranze della popolazione sono state al centro della plenaria dei vescovi che si è svolta dal 10 al 16 gennaio a Bimbo, nell’arcidiocesi di Bangui. In un messaggio pubblicato al termine dei lavori dal titolo “Camminiamo insieme nel cuore di una società che cambia”, i presuli richiamano il cammino sinodale avviato da Papa Francesco sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” e affermano che quella della Chiesa centrafricana è un’esperienza di Chiesa resiliente, che mantiene la propria identità, i propri principi e la propria unità ecclesiale attorno ai propri pastori. La Conferenza episcopale plaude all’impegno dei fedeli nelle varie realtà diocesane esprime apprezzamento per le iniziative di cooperazione missionaria interdiocesana e internazionale, poiché testimoniano l’apertura alla Chiesa universale. “Il Sinodo ci invita a camminare insieme, ad arricchirci gli uni gli altri con le nostre differenze – scrivono i presuli -. Ci esorta ad una maggiore attenzione verso i poveri, e gli emarginati”.
Le campagne di disinformazione sul Paese
E se i vescovi definiscono veri segni di sinodalità l’impegno delle famiglie cristiane, il dinamismo dei movimenti e delle fraternità, delle Comunità ecclesiali di base, le solidarietà sacerdotali e la Piattaforma delle Confessioni religiose del Centrafrica, evidenziano però che non è possibile ignorare quanto sta accadendo nel Paese. La Conferenza episcopale deplora anzitutto “le uscite mediatiche e le campagne di disinformazione volte ad offuscare l’immagine e la reputazione” del Paese per alimentare tensioni a dispetto della sua sovranità. Per i presuli tale situazione mira a marginalizzare e isolare la nazione a livello diplomatico e internazionale e provoca gravi danni economici nella partnership con le istituzioni finanziarie internazionali che sostengono la fragile economia della Repubblica Centrafricana. I vescovi denunciano poi lo sfruttamento abusivo delle risorse del Paese da parte di “stranieri con la complicità di alcuni connazionali” e aggiungono: “Il degrado e la distruzione dell’ambiente sono allarmati. Chiediamo che ci sia trasparenza nelle convenzioni tra la Repubblica Centrafricana, i partenariati e i paesi stranieri”.
La crisi dei valori
I presuli esprimono, poi, inquietudine per il decadimento del sistema educativo nazionale, per il senso di inciviltà e l’aumento di atti vandalici, per il diffondersi della cultura della violenza e della giustizia popolare e ancora per la corruzione, l’arricchimento illecito, la cattiva gestione, l’incompetenza e mancanza di deontologia professionale in alcuni servizi dello Stato, e inoltre per l’abuso di autorità e l’ingiustizia, tutti segni di una crisi dei valori morali fondamentali. A preoccupare i vescovi anche la perdita dell’autorità parentale, che incide negativamente sui bambini esponendoli alla manipolazione, a pratiche immorali e all’arruolamento in gruppi armati, e il comportamento di adulti disonesti che approfittano dell’ingenuità dei minori sfruttandoli a fini sessuali, “ipotecando così la loro giovinezza e il loro futuro”.
L’esperienza sinodale un esempio per la nazione provata dalle sofferenze del passato
A proposito del processo di dialogo repubblicano voluto dal presidente Faustin Archange Touadera che dovrebbe riunire attorno allo stesso tavolo le forze vive della nazione, l’episcopato centrafricano nutre dubbi dato il ritiro di diversi leader politici e si interroga sull’esito dell’iniziativa. Auspica poi che tale dialogo sia inclusivo, che le consultazioni non diventino un brevetto di impunità e che non si sacrifichino “le esigenze della giustizia sull’altare della politica”. “Diamo al nostro Paese l’opportunità di vivere la pace” affermano i vescovi che nello spirito del Sinodo vedono ciò che può ispirare il cammino della nazione e nutrirne le profonde aspirazioni di fronte alla crisi dei valori e all’orizzonte politico incerto a causa delle tensioni diplomatiche e geopolitiche. “Camminare insieme non annulla le differenze e le specificità proprie della nostra identità” sostengono i vescovi che ritengono autentico e riuscito un dialogo che tenga conto di dissonanze e disaccordi e intravedono nelle sofferenze del passato occasioni che possono unire perché il Paese cresca. Per i presuli non è possibile un futuro senza una memoria del passato che permetta al popolo centrafricano di superare i traumi del passato; senza il riconoscimento dei diritti delle vittime e di coloro che sono stati lesi; senza la ricerca della verità; senza compassione che ridà dignità ai più deboli e ai più piccoli. Infine la Conferenza episcopale esprime fiducia nella giustizia, sperando che tutte le istituzioni possano svolgere pienamente il loro lavoro e incoraggiandole a proseguire le loro inchieste giudiziarie al fine di fare emergere la verità e di individuare le responsabilità relative ai crimini commessi nel Paese e alle gravi violazioni dei diritti dell’uomo.