Paola Simonetti – Città del Vaticano
“Colloqui infruttuosi”. Così si esprime Mosca in merito al confronto con la Nato di due giorni fa a Bruxelles: la spaccatura nasce dall’indisponibilità dell’Occidente a prendere in considerazione le sue preoccupazioni sull’allargamento dell’alleanza che dovrebbe coinvolgere Kiev, ed evoca possibili missioni militari all’estero, se gli Stati Uniti aumenteranno la pressione.
Il pericolo di un conflitto armato
L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) intanto paventa oscuri scenari: “Ci troviamo davanti al più grande rischio di guerra in Europa degli ultimi 30 anni”, ha dichiarato a Vienna il ministro degli affari esteri polacco Zbigniew Rau, nel suo discorso d’inaugurazione della presidenza polacca del Consiglio Permanente dell’Osce, facendo eco al capo della Nato, Stoltenberg, che proprio nell’ambito del vertice di due giorni fa, aveva affermato che il rischio di un conflitto è reale. A impensierire l’intensificarsi delle forze militari russe al confine dell’Ucraina: “Non abbiamo registrato grandi cambiamenti di recente, ma questo accumulo di truppe è ancora molto preoccupante”, ha dichiarato Rob Bauer, presidente del comitato militare della Nato, al termine della riunione del comitato con i capi di Stato maggiore della Difesa dei Paesi membri a Bruxelles.
Nato compatta e Stati Uniti pronti a reagire
L’Alleanza resta coesa sulla difesa di quei principi che ha definito “fondanti” nel rispetto della sovranità territoriale dell’Ucraina. “Siamo uniti nella Nato – ha spiegato il capo dell’Alleanza, Stoltenberg – e pronti a difenderci a vicenda e a riunirci di nuovo nel Consiglio Nato-Russia”. Dal canto loro, gli Stati Uniti si sono detti “pronti a tutti gli scenari” con la Russia, “sia sul fronte di nuovi negoziati – ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Sullivan – che sulle misure necessarie e appropriate per difendere i nostri alleati, sostenere i nostri partner e rispondere con fermezza a qualsiasi aggressione”.
Le sanzioni alla Russia
Gli Stati Uniti non hanno escluso possibili restrizioni economiche contro Mosca e anche contro il presidente russo Putin, mentre Il Consiglio Ue ha prorogato di sei mesi, fino al 31 luglio 2022, le sanzioni contro la Russia per la destabilizzazione dell’Ucraina. Questa decisione fa seguito all’ultima valutazione dello stato di attuazione degli accordi di Minsk. Le sanzioni in vigore, introdotte per la prima volta il 31 luglio 2014 in risposta alle azioni di Mosca di destabilizzazione della situazione in Ucraina, come ha spiegato il Consiglio in una nota, limitano fra l’altro l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’Ue per alcune banche e società russe, vietano forme di assistenza finanziaria, di intermediazione nei confronti delle istituzioni finanziarie russe e non consentono l’importazione, l’esportazione o il trasferimento diretto o indiretto di tutto il materiale relativo alla difesa.