Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Oggi, nelle chiese dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, nel Kazakhstan, si prega per le vittime dei disordini dei giorni scorsi e per la pace nel Paese. In un messaggio diffuso dalla televisione nazionale lunedì scorso, giornata di lutto nel Paese, monsignor Tomasz Peta, arcivescovo, ha chiesto che si celebrino messe con queste intenzioni e nella cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso sarà lui stesso a presiedere la liturgia del giorno. Il bilancio dei violenti scontri è di circa 2.000 morti, riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre, mentre sarebbero circa 10mila gli arresti. Tutto ha avuto inizio con le dimostrazioni popolari contro il presidente Tokayev, motivate dal caro energetico, alle quali si sono sovrapposti attacchi contro i palazzi del potere ad Almaty e sommosse da parte di componenti mosse da altre motivazioni. A sedare le manifestazioni, al fianco delle forze dell’ordine, sono arrivate truppe russe e dei paesi alleati.
La situazione nel Paese
Monsignor Peta ha invitato i suoi concittadini a fare tutto il possibile per risolvere pacificamente l’attuale crisi e ricordato l’auspicio al dialogo, alla giustizia e al bene comune di Papa Francesco di domenica scarso all’Angelus per il Kazakhstan, che ha affidato alla protezione di Nostra Signora Regina della Pace di Oziornoje. “Seguendo l’appello del Papa, anche noi vogliamo chiedere la pace per intercessione della Patrona del nostro Paese, la Regina della Pace”, ha aggiunto il presule. Fonti consultate da Aiuto alla Chiesa che Soffre riferiscono che la situazione a Nur-Sultan, un tempo Astana, è al momento abbastanza tranquilla, mentre ad Almaty, nel sud del Paese, dove gli scontri sono stati più gravi, ci sono ancora difficoltà nelle comunicazioni via Internet e tramite dispositivi mobili.
Nonostante queste difficoltà il vescovo di Almaty e Presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan, monsignor José Luis Mumbiela, come già ai microfoni di Vatican News, si è potuto unire all’appello alla preghiera nella giornata nazionale di lutto per le vittime. “Qui ad Almaty vi ringraziamo tutti per le vostre preghiere, compassione e preoccupazioni”, ha affermato il presule. “Vogliamo ricordare nelle nostre preghiere coloro che hanno sofferto di più durante l’ultima settimana. Durante quei giorni e quelle notti, Almaty era nebbiosa a causa delle condizioni meteorologiche, ma c’era nebbia anche nel cuore di molte persone”, ha raccontato il vescovo nel suo messaggio in lingua russa, inviato ad ACS. Il presule ha descritto la cronaca come una nebbia o una foschia che rende difficile capire cosa stia succedendo e come possa essere successo. “Il popolo del Kazakistan, soprattutto ad Almaty, non meritava niente del genere”. Il Vescovo ha aggiunto che “dobbiamo ricordare che la pace è nelle nostre mani e dipende da noi. Beati gli operatori di pace. Non ci limitiamo a pregare per la pace, ma creiamo pace per gli altri con l’aiuto di Dio”. A tal fine, ha proseguito, “cerchiamo di ricostruire il Kazakistan che tutti sogniamo insieme, con tutta la gente di questo Paese e di questa città, un Kazakistan internazionale e interreligioso, un Kazakistan di pace e armonia”.
Monsignor Adelio Dell’Oro, vescovo della diocesi di Karaganda, nel centro-est del Paese, ha ricordato in modo particolare le vittime della sua diocesi, “dove tante persone hanno versato il loro sangue”, e ha sottolineato che “la violenza non condurrà a una nuova società, a un nuovo mondo”. Il prelato ha concluso esortando a pregare “per tutte le vittime, sperando che tutto si risolva in pace, con giustizia e per il bene di tutti”.