Antonella Palermo – Città del Vaticano
Nel ricordo di Maria Vingiani, che moriva esattamente un anno fa all’età di 99 anni, una pioniera dell’ecumenismo in Italia, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà il 25 gennaio, ci porta a soffermarci quest’anno sull’immagine della vite e dei tralci, come dal brano biblico dell’apostolo Giovanni. Il tema infatti è: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”. La vite è Cristo e l’agricoltore è il Padre. “Si può portare frutto solamente in Cristo. In questo senso – precisa Piero Stefani, presidente nazionale del SAE, Segretariato per le Attività Ecumeniche, fondato dalla stessa Vingiani – Cristo è il fondamento di tutte le Chiese e in virtù di ciò non si porta frutto perché appartenenti ad una singola Chiesa, ma in quanto tutte le Chiese sono Chiese di Cristo”.
“L’ecumenismo vive un momento particolarmente complesso, non solo per l’attuale situazione pandemica, ma anche perché il cristianesimo in alcune aree, specialmente europee, certamente soffre di una decandenza di presenza pubblica, di incidenza sulla vita collettiva”, spiega Stefani. Da qui l’invito: “Se le Chiese non si mettono insieme per rilanciare il Vangelo, il messaggio cristiano è davvero sempre più compromesso rispetto ad altri momenti storici in cui le Chiese erano più solide”.
Non solo questione di buon vicinato
“L’ecumenismo è una linea ormai inevitabile per trasmettere il messaggio evangelico”, spiega ancora Stefani, il quale si sofferma su quello che alle volte viene definito l’ecumenismo della porta accanto. “E’ vero che l’ecumenismo non è solo questione di principi ma di relazioni. Certe realtà sono molto piccole – afferma il presidente del SAE – mentre altre sono sempre più facilmente incontrabili. Negli ultimi decenni è molto cambiato, per esempio, il rapporto con il mondo ortodosso che ci è molto più vicino rispetto al passato, basti pensare ai romeni e alla loro presenza diffusa su tutto il territorio italiano”.
Che lo spirito ecumenico non sia ‘confinato’ in una settimana
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un tempo forte per tornare a invocare lo spirito di comunione tra le Chiese. Tuttavia, senza assolutamente sminuirne la portata e l’intensità, Stefani sottolinea il rischio che diventi un momento isolato. Sarebbe auspicabile pensarla inserita in un percorso diluito nell’anno. A questo proposito, il Segretariato per le Attività Ecumeniche ha proposto un cammino interno perché questo arco di tempo sia prolungato fino a Pentecoste, l’altra grande festa riconosciuta a livello collettivo.
Trasmettere lo spirito ecumenico alle nuove generazioni
Lo spirito ecumenico ha un livello di incontro che ora si può fare in modo molto diretto e un livello di questioni irrisolte radicate nella cultura, nella storia, nella teologia. “Un paradosso – afferma Stefani – è che tutte le Chiese storiche hanno difficoltà a trasmettere il messaggio della Buona Notizia di generazione in generazione. E questa difficoltà interna induce a vedere come ci sia una somiglianza tra le varie Chiese che ha a che fare proprio con la forma di costruzione dei racconti della fede. Il Segretariato si propone, l’estate prossima, auspicabilmente in presenza, una sessione di lavoro dedicata all’importante tema del linguaggio di trasmissione dello spirito ecumenico ai giovani.
Verso la Domenica della Parola
Domenica prossima, 24 gennaio, sarà celebrata la Domenica della Parola. Un’occasione speciale per raccogliere il popolo di Dio attorno alla Bibbia, come ci invita a fare Papa Francesco. Una giornata di festa e di celebrazione per rimettere al centro della vita, accanto all’Eucaristia, l’ascolto della Sacra Scrittura, attraverso esperienze e momenti di lettura, approfondimento e riflessione spirituale da vivere in comunità. Un giorno che cade nell’ambito della Settimana per l’unità a ricordarci che “ciò che accomuna tutti i cristiani sono il Battesimo e la Parola. La Parola è un orizzonte che costituisce il cristianesimo – conclude Stefani – e la sua frequentazione non è solo conoscenza di Cristo ma di tutti i fedeli che credono in Cristo”.