Benedetta Capelli – Città del Vaticano
All’amore materno, generoso e fruttuoso di Maria, Francesco guarda in questo primo giorno dell’anno. Guarda al suo “sì”, al suo dolore dinanzi alle ingiustizie subite dal Figlio, al suo esempio di madre che infonde speranza con un semplice sguardo, la “via per rinascere e crescere”. Nella Messa celebrata nella Basilica di San Pietro, nella Solennità della Madre di Dio, il Papa nell’omelia ricorda che “le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita: guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza”.
E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo, non direttamente: da una donna. Come da una donna, la Chiesa donna, prende l’umanità dei figli.
La povertà di Gesù, una bella notizia
La riflessione del Papa parte dalla mangiatoia, “segno gioioso per i pastori” che lì trovano il Salvatore. Un oggetto a loro noto che mostra come Gesù nascendo in quel luogo “ci infonde amore anziché timore”.
La mangiatoia ci anticipa che si farà cibo per noi. E la sua povertà è una bella notizia per tutti, specialmente per chi è ai margini, per i rifiutati, per chi al mondo non conta. Dio viene lì: nessuna corsia preferenziale, nemmeno una culla! Ecco la bellezza di vederlo adagiato in una mangiatoia.
La prova per rendere la fede feconda
Diverso lo stato d’animo di Maria che ha dovuto sostenere “lo scandalo della mangiatoia”. La domanda – spiega il Papa – è solo una: “Come conciliare la gloria dell’Altissimo e la miseria di una stalla?”, ma la risposta è altrettanto univoca: “Custodendo e meditando”. Maria, anche se percorsa dal disagio, “non si perde d’animo, non si sfoga, ma sta in silenzio”. “Sceglie – afferma Francesco – una parte diversa rispetto alla lamentela”. Da un lato dunque la gioia dei pastori, dall’altra Maria che resta pensosa.
Sono due atteggiamenti diversi che possiamo riscontrare anche in noi. Il racconto e lo stupore dei pastori ricorda la condizione degli inizi nella fede. Lì è tutto facile e lineare, si è rallegrati dalla novità di Dio che entra nella vita, portando in ogni aspetto un clima di meraviglia. Mentre l’atteggiamento meditante di Maria è l’espressione di una fede matura, adulta, non dei principi. Di una fede che non è appena nata, di una fede che è diventata generativa. Perché la fecondità spirituale passa attraverso la prova.
Gli scandali della mangiatoia
“Oggi la Madre di Dio – afferma il Papa – ci insegna a trarre beneficio da questo urto”, dal contrasto tra le attese e la realtà e questo capita anche nella fede. È la via della croce “senza la quale non si risorge”, “un parto doloroso che dà vita ad una fede più matura”.
Impariamo dalla Santa Madre di Dio questo atteggiamento: custodire meditando. Perché anche a noi capita di dover sostenere certi “scandali della mangiatoia”.
Maria custodisce e non disperde, “non seleziona”, “accoglie la realtà, non tenta di camuffare, di truccare la vita, custodisce nel cuore”.
Madre della cattolicità
Francesco si sofferma sul secondo atteggiamento di Maria, sul meditare, “il verbo impiegato dal Vangelo” che “evoca l’intreccio tra le cose: Maria mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano”. L’umiltà e la potenza del Salvatore, la piccolezza e la grandezza.
Nel suo cuore, nella sua preghiera compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. E per questo Maria è la madre della cattolicità, possiamo forzando il linguaggio dire che per questo Maria è cattolica, perché unisce, non separa. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio.
Lo sguardo delle madri
L’intreccio si fa sguardo, gli occhi della madre si posano sulla fragilità, fanno proprio il dolore dei figli, trasformano lo sconforto collocando in un orizzonte più ampio. “E Maria, così, fino al calvario – dice il Papa – meditando e custodendo, custodisce e medita”.
Vengono in mente i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà. Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza.
La Chiesa è donna e madre
“Questo fanno le madri: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace”. Sono capaci, afferma il Papa, di “tenere insieme i fili della vita”. “C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni”.
E la Chiesa è madre, è madre così, la Chiesa è donna, è donna così. Per questo non possiamo trovare il posto della donna nella Chiesa senza rispecchiarla in questo cuore di donna-madre. Questo è il posto della donna nella Chiesa, il gran posto, dal quale ne derivano altri più concreti, più secondari. Ma la Chiesa è madre, la Chiesa e donna
Il Signore trasforma la Croce
L’invito di Francesco è di mettersi sotto la protezione della Madre di Dio, “senza temere le prove, nella gioiosa certezza che il Signore è fedele e sa trasformare le croci in risurrezioni”. Francesco, al termine dell’omelia, fa alzare i fedeli per ripetere per tre volte l’invocazione che fece il popolo di Dio a Efeso: “Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio”.