Sant’Egidio, in piazza San Pietro a sostegno del messaggio del Papa

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Un messaggio di pace che attraversi tutte le terre del mondo che “attendono la fine della guerra e del terrorismo, per l’unità, nella pace, della famiglia umana”. La Comunità di Sant’Egidio lo lancia oggi, da piazza San Pietro, a partire dalle 11, in unione alla preghiera dell’Angelus del Papa, in occasione della 55.ma Giornata mondiale della pace dedicata quest’anno da Francesco al ‘Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura’. “Pace in tutte le terre” è il titolo della manifestazione, che non sarà segnata dalla tradizionale marcia, a causa della pandemia e quindi nel rispetto delle regole imposte dall’emergenza sanitaria. “Iniziare l’anno col passo della pace è qualcosa di fondamentale – spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – oggi, assieme alla pandemia sanitaria, c’è anche una pandemia dovuta alle guerre, perché il mondo purtroppo ne soffre molto, in tanti luoghi e in tutti i continenti. Quindi, il passo di pace dei credenti deve essere più convinto, più audace e più coraggioso in questo tempo, e per questo vogliamo essere in piazza con il Papa”.

Ascolta l’intervista con Marco Impagliazzo

Dialogo, istruzione e lavoro

A soffrire più di tutti, è l’indicazione della Comunità, “sono i poveri, che hanno diritto alla pace attraverso il dialogo, l’istruzione e il lavoro, come insiste nel suo messaggio Papa Francesco”. E proprio per questo, Sant’Egidio darà vita a manifestazioni in centinaia di città di tutti i continenti. Quello di Francesco, prosegue Impagliazzo, “è un messaggio molto bello, molto concreto, d’altronde la pace è la costruzione di ogni giorno e bisogna partire da questioni concrete quale il dialogo tra le generazioni, l’educazione, il lavoro, perché senza lavoro le persone perdono anche i riferimenti, non hanno quella dignità che dà il lavoro. Quelli indicati dal Papa sono gli strumenti efficaci, per edificare quella pace duratura di cui parliamo”. 

La comunione tra popoli e cittadini

“La pace è un cantiere aperto a tutti”, disse San Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre del 1986, di fronte ai leader delle grandi religioni mondiali da lui convocati per una giornata di dialogo e di preghiera per la pace. Con la memoria rivolta a quel giorno, Impagliazzo sottolinea la bellezza della comunione tra popoli e cittadini di diversi Paesi, “tutti uniti per dire che la pace è fondamentale”, per questo è tradizione della Comunità mobilitarsi, il 1° gennaio, “all’unisono, in comunione col Papa e con il suo messaggio in tutti i luoghi del mondo dove la Comunità è presente con azioni diverse”.

La sollecitudine per l’Africa 

In Piazza San Pietro si potranno oggi leggere cartelli con i nomi di tutti i Paesi dove ancora si vive la violenza del conflitto, con uno sguardo soprattutto sull’Africa. “E’ come un rosario di nomi – continua il presidente di Sant’Egidio – fa bene leggerli, fa bene ricordarli e fa bene inserirli nella nostra preghiera di ogni giorno”, un modo per essere vicini ai popoli che soffrono per la guerra. Al centro delle preoccupazioni della Comunità c’è il continente africano, “in questo periodo – sottolinea Impagliazzo – Sant’Egidio sta lavorando molto per la pace particolarmente in Sud Sudan, nel nord del Mozambico e nella Repubblica centrafricana. Quindi, questi Paesi saranno al cuore della nostra preoccupazione, del nostro pensiero e della nostra preghiera”.

La nascita della Giornata Mondiale della Pace

Fu Papa Paolo VI nel 1968, durante la guerra in Vietnam, a scrivere il primo Messaggio per la Pace. Da allora, la Chiesa cattolica celebra il 1° gennaio come Giornata Mondiale della Pace. “Fu un’idea profetica, proprio subito dopo il Concilio Vaticano II – continua Impagliazzo – eravamo nel tempo della guerra fredda e la Chiesa ha sempre sentito la guerra come un terreno invivibile, non solo per i cristiani, ma per gli uomini e le donne di questo mondo. Istituire questa giornata ha avuto la forza di portare la Chiesa al centro del lavoro e della preghiera per la pace”. Tutto questo poi si è sviluppato negli anni, basti pensare, conclude il presidente di Sant’Egidio, “alla grandissima intuizione di San Giovanni Paolo II, a quello spirito di Assisi che si è diffuso ormai in tutto il mondo anche grazie all’impegno e all’apporto della Comunità di Sant’Egidio. Quindi, Giornata mondiale per la pace e spirito di Assisi per coinvolgere i popoli e le religioni in questo grande disegno di pace per il mondo”.