Adriana Masotti – Città del Vaticano
Quest’anno si è verificata un’ondata di gravi violazioni contro i bambini sia nei conflitti prolungati che in quelli nuovi. A lanciare l’allarme è oggi l’Unicef. “Dall’Afghanistan allo Yemen, dalla Siria all’Etiopia settentrionale – si legge in un comunicato diffuso dall’organizzazione delle Nazioni Unite – , migliaia di bambini hanno pagato un prezzo devastante a causa dei continui conflitti armati, della violenza intercomunitaria e dell’insicurezza”.
Tra le violazioni i rapimenti e le violenze sessuali
Nel 2020 sono state verificate 26.425 gravi violazioni contro i bambini. I primi tre mesi del 2021, secondo gli unici dati disponibili per l’anno che sta finendo, hanno visto una leggera diminuzione del numero complessivo di violazioni gravi, tuttavia i casi verificati di rapimento e di violenza sessuale sono aumentati a tassi allarmanti – rispettivamente di oltre il 50 e il 10% – a confronto del primo trimestre dell’anno precedente. I rapimenti verificati, precisa il comunicato, sono stati più numerosi in Somalia, seguita dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC) e dai paesi del bacino del lago Ciad (Ciad, Nigeria, Camerun e Niger). I casi verificati di violenza sessuale sono stati più alti in RDC, Somalia e Repubblica Centrafricana.
Un costante disprezzo dei diritti dei bambini
“Anno dopo anno, le parti in conflitto continuano a dimostrare un terribile disprezzo per i diritti e il benessere dei bambini”, afferma il direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore. “I bambini soffrono e muoiono a causa di questa insensibilità. Ogni sforzo dovrebbe essere fatto per tenere questi bambini al sicuro dal male”. Allargando lo sguardo su un periodo di tempo più ampio, l’Afghanistan risulta il Paese con il più alto numero di vittime accertate tra i bambini dal 2005, più di 28.500, pari al 27% di tutte le vittime accertate tra i bambini nel mondo. Allo stesso tempo, la regione del Medio Oriente e del Nord Africa ha il più alto numero di attacchi verificati a scuole e ospedali dal 2005, con 22 attacchi verificati nei soli primi sei mesi di quest’anno.
Il pericolo costituito dalle armi esplosive e dai residui bellici
Ad ottobre, l’UNICEF ha ricordato che 10.000 bambini sono stati uccisi o mutilati in Yemen da quando i combattimenti si sono intensificati nel marzo 2015, pari a quattro bambini ogni giorno. L’Onu ha accertato violazioni in Paesi come Burkina Faso, Camerun, Colombia, Libia, Mozambico e Filippine, casi di cui non c’è quasi traccia nei media. L’ultimo esempio “del devastante tributo che il conflitto impone ai bambini e delle continue minacce agli operatori umanitari” si è registrato la settimana scorsa, quando si sono contati quattro bambini tra le almeno 35 persone rimaste uccise – tra cui due membri dello staff di Save the Children – nello Stato di Kayah nel Myanmar orientale. L’uso di armi esplosive, in particolare nelle aree popolate, spiega ancora l’Unicef, è una minaccia persistente e crescente per i bambini e le loro famiglie. Nel 2020, le armi esplosive e i residuati bellici esplosivi sono stati responsabili di quasi il 50% di tutte le perdite di bambini, con più di 3.900 bambini uccisi e mutilati.
La richiesta alle parti in conflitto: proteggete i bambini
Ma i bambini sono vittime di altre molteplici e gravi violazioni dei loro diritti. Nel 2020, per esempio, il 37% dei rapimenti verificati dalle Nazioni Unite ha portato al reclutamento e all’uso di bambini in guerra, con casi che hanno superato il 50% in Somalia, nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana. Di fronte a questo quadro drammatico, L’Unicef chiede a tutte le parti in conflitto di “impegnarsi in piani d’azione formali e di prendere misure concrete per proteggere i bambini come: la prevenzione di gravi violazioni, il rilascio dei bambini dalle forze armate e dai gruppi, la protezione dei bambini dalla violenza sessuale e la cessazione degli attacchi a ospedali e scuole”. Solo 37 di questi piani sono stati firmati dalle parti in conflitto dal 2005 è la denuncia dell’organizzazione. “Mentre ci avviciniamo alla fine del 2021 – ha affermato Henrietta Fore -, invito tutte le parti in conflitto a porre fine agli attacchi contro i bambini, a sostenere i loro diritti e ad adoperarsi per soluzioni politiche pacifiche alla guerra”.