Laura De Luca – Città del Vaticano
“Esorto le comunità cristiane, soprattutto quelle presenti nelle città che conservano le memorie dantesche, le istituzioni accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza. Incoraggio, poi, in maniera particolare, gli artisti a dare voce, volto e cuore, a dare forma, colore e suono alla poesia di Dante, lungo la via della bellezza, che egli percorse magistralmente, e così comunicare le verità più profonde e diffondere, con i linguaggi propri dell’arte, messaggi di pace, di libertà, di fraternità”. Così scrive Francesco nella lettera apostolica Candor Lucis Aeternae nel VII centenario della morte di Dante Alighieri, siglata il 25 marzo scorso, festa dell’Annunciazione.
L’anno che va a concludersi è stato infatti denso di manifestazioni e iniziative diverse che, nonostante le restrizioni a eventi e spettacoli imposte dalla pandemia, hanno polarizzato numerose presenze attorno al ricordo del sommo poeta, di cui abbiamo, forse a torto, un’immagine fin troppo istituzionalizzata, ieratica, un po’ distante. E invece, anche con l’occhio alle sue vicende terrene, e non solo ai vertici della sua poesia, abbiamo certezza della sua profonda umanità ricca di sfumature. Ancora nella Candor Lucis Aeternae si legge:
“Dante, riflettendo profondamente sulla sua personale situazione di esilio, di incertezza radicale, di fragilità, di mobilità continua, la trasforma, sublimandola, in un paradigma della condizione umana, la quale si presenta come un cammino, interiore prima che esteriore, che mai si arresta finché non giunge alla meta”.
E il cammino è certamente la chiave della lettura della Commedia: percorso esistenziale, pellegrinaggio di autoconsapevolezza e di redenzione fino alla finale contemplazione di Dio.
Ebbene, un percorso davvero inedito di conoscenza di Dante Alighieri, incluse le sue fragilità umane, viene dal recente esperimento di intervista impossibile portata a termine da Idalberto Fei, scrittore e regista noto e apprezzato anche al di fuori dell’Italia, in un testo originale composto per la RadioVaticana. Fei ha immaginato di dialogare con un Dante disarmato di fronte alle proprie debolezze e fragilità caratteriali, capace di rivelare aspetti meno frequentati della sua biografia, senza peli sulla lingua riguardo a colleghi, papi e parenti, il tutto nella chiave ironica che la formula delle “interviste impossibili” facilita e in un certo senso richiede.
In questo ultimo scorcio dell’anno a lui dedicato, ecco dunque venire alla luce un ulteriore spicchio della complessa personalità artistica e spirituale dell’autore della Commedia, le cui intuizioni tanta sostanza hanno fornito non solo alla storia della lingua e della letteratura italiana, ma anche alla riflessione teologica.
L’allestimento di questa conversazione immaginaria, diretta dallo stesso Fei, con musiche di Antonio Caggiano e Giorgio Battistelli, è anche l’ultima della serie “Faccia a Faccia improbabili alla Radio Vaticana” prodotta per una decina d’anni dalla sezione Pagine e Fogli dell’emittente pontificia. Vanta la divertita interpretazione di Edoardo Siravo ed è ascoltabile: