Cipro, dove Laudato si’ e Fratelli tutti sono anelito e compimento

Vatican News

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Dal periodo pre-ellenico fino alle influenze britanniche, passando attraverso le culture islamiche e cristiane, Cipro ha sedimentate vestigia di straordinario valore artistico che si innestano in una geografia unica e tra le più suggestive del Mediterraneo. Un’isola scrigno in cui natura e cultura, mito e fede si fondono mirabilmente. Papa Francesco, che vi approda per il suo 35° viaggio apostolico, in due giorni potrà visitare solo il distretto di Nicosia; da qui il suo messaggio di conforto e sostegno si diffonderà a tutto il popolo.

Crogiuolo di arte e civiltà 

Diversi sono i siti ciprioti inseriti dall’Unesco nel Patrimonio dell’Umanità: dall’antica città di Pafos – capitale di Cipro al tempo dei Greci e dei Romani – con i resti delle testimonianze musive delle ville patrizie, alle chiese bizantine dei Monti Troodos, strabilianti per i notevoli affreschi. Questa è la Regione che costituisce l’altra faccia di Cipro, complementare alla litoranea fatta di baie e impressionanti scogliere. Studi scientifici internazionali indagano sulla singolare composizione geologica di queste terre che presentano una sterminata varietà di flora. Se si considera la penisola di Akamas, è parco naturale protetto incluso dal Consiglio europeo nel programma di protezione del Mediterraneo. L’incanto è sconfinato di fronte al superbo complesso archeologico di Kourionl’importante città‐stato dell’antichità nota per il suo teatro Greco‐Romano del II secolo a.C., dall’acustica perfetta, le cui scalinate degradano verso il mare con un effetto scenico spettacolare. E ancora, i mosaici della Casa di Teseo di enorme interesse tanto che è considerata il più vasto complesso residenziale antico di Cipro. Sono solo alcuni esempi per dire della ricchezza di questa isola che, in virtù di questa bellezza, sembra proprio incarnare l’anelito alla cura della casa comune espresso nella Laudato si’.

Con le suore francescane, avamposti di fraternità 

“Viviamo di turismo e questo ha aiutato ad avere un’apertura di mente e di cuore verso tutti. L’enciclica Fratelli tutti noi la viviamo in prima linea. La stiamo praticando”, spiega Suor Antonia Piripitsi, Provinciale delle Francescane Missionarie del Sacro Cuore. “Le nuove generazioni apprezzano l’amore verso il creato e verso tutti – precisa – e noi viviamo tutto questo come famiglia”. 

Ascolta l’intervista a Suor Antonia Piripitsi

La religiosa – che parlerà davanti al Papa nell’incontro con il clero, i consacrati e i movimenti ecclesiali nella cattedrale maronita di Nicosia – racconta della presenza sull’isola dal 1923 con un impegno dedicato alla pastorale giovanile parrocchiale, all’animazione liturgica, alla cura degli ammalati e degli anziani in un ricovero a Larnaca e all’educazione con due scuole, una a Limassol, un’altra a Famagusta, chiusa però nel 1974. Suor Antonia ricorda di aver accolto, come membro della Commissione liturgica di cui tutt’ora fa parte, Benedetto XVI, nella visita che fece nell’isola undici anni fa. “Abbiamo dato una impronta internazionale nell’organizzazione liturgica anche per la venuta di Francesco. La messa è in lingua latina, ma i canti rispecchiano tutte le lingue del Paese – precisa – abbiamo aggiunto stavolta anche lo spagnolo. È un modo che ci aiuta a vivere un arricchimento spirituale, come a Pentecoste, quando si parlavano tutte le lingue”. Ecco chiara la cifra distintiva di Cipro: una frontiera di culture, popoli, storie antichissime stratificate e carica anche di ferite, inquietudini, ritrosie. 

L’educazione al rispetto reciproco

Suor Antonia ci parla da Limassol, dove vive con 19 consorelle di tutte le nazionalità: cipriote come lei, italiane, filippine, bulgare, indiane, una è di Nazareth. “Qui a Limassol abbiamo degli alunni ortodossi, cattolici, musulmani e viviamo come una famiglia, da fratelli. Ci rispettiamo a vicenda senza distinzioni di religione, cultura, lingua. Questo dipende anche dal fatto che abbiamo aperto la prima casa a Costantinopoli, tra i musulmani”, spiega. “Le nostre sorelle hanno aiutato in ambito scolastico proprio il rispetto delle culture e delle religioni, quindi è una caratteristica vissuta fin dall’origine del nostro ordine e tramandata fino ad ora anche a noi. Fa parte proprio del nostro carisma”. Continuano ad insegnare quattro lingue: il greco, l’inglese, l’italiano e il francese. Gli alunni sono aperti a questa internazionalità. “Del resto – osserva – Cipro fa da ponte tra Europa e Asia” ed è naturale che sia così. 

Al nord, presidi di carità

“L’invasione turca del 1974 ci ha mandato via da alcuni nostri villaggi, ma dalla parte greca abbiamo trovato un sostegno”, racconta ancora Suor Piripitsi. A nord è rimasta una piccola comunità di tre suore, nel villaggio di Kormakiti dove sono dal 1936. È rimasta qui la possibilità di aiutare i pochi ‘reclusi’ rimasti. “Le suore prima andavano in tre villaggi dove curavano le attività delle chiese, visitavano i malati, ascoltavano e sostenevano spiritualmente e moralemente i reclusi. Adesso sono rimasti solo due villaggi: Asomatos, è zona militare ma i turchi permettono di andare a celebrare la Santa Messa ogni domenica, e Karpasha. A Kormakiti, invece, la chiesa è sempre stata aperta e le campane hanno sempre suonato, anche durante l’invasione”, ci tiene a precisare. Qui la chiesa profuma di incensi e a Messa si prega in tre lingue, greco, arabo e aramaico.

Ci sono persone anziane che non hanno voluto lasciare le loro case conservando la terra e assicurando una presenza cristiana nella parte nord di Cipro. Ci sono andate ultimamente anche persone anziane in pensione che hanno chiesto di poter passare là il resto dei loro giorni. Tanti altri, invece, sono andati a Nicosia, altri a Limassol, quancuno è partito anche per l’Inghilterra. Ora ci sono rimaste circa 200 persone dei duemila maroniti che c’erano in origine. “Per un periodo non potevano essere raggiunti dai figli, così le suore li aiutano con una assistenza umana e caritativa”. Antonia cita anche un quarto villaggio maronita: Ayia Marina disabitato dal 1974, dove ultimamente hanno ottenuto il permesso di celebrare la Messa il 17 luglio, giorno della festa di Santa Marina.

La speranza che il Papa rafforzi unità e fede

Nella Cipro del nord il tempo scorre più lento che fuori. Dilaga il gioco d’azzardo nella ‘Valle dei casinò’, i cimiteri maroniti sono abbandonati. Molti ciprioti nati dopo quel luglio 1974 non hanno mai potuto visitare né avvicinarsi a luoghi frequentati prima da nonni e genitori. Esistono interi villaggi e quartieri cristallizzati nel tempo, fermi a mezzo secolo fa. Qualche giovane prova a tornare nei fine settimana, figli che vanno a trovare i genitori rimasti, portando medicine e qualche soldo. Talvolta arrivano persino i turisti. Qualcuno vorrebbe anche restare, ma mancano ancora tante infrastrutture. “Con Papa Francesco vogliamo rafforzare la fede tra noi e l’unità”, dice suor Antonia. “In questi anni il dialogo è aumentato, ma ci aspettiamo che aumenti ancora di più. È un’isola aperta Cipro e potrebbe aprirsi ancora di più”. Spiega che le missioni delle suore francescane sono tutte in periferia. Con pazienza e mitezza “ci si occupa dei poveri, degli anziani che hanno tanto bisogno. dei malati. Noi siamo là nel nostro servizio. A scuola ci sono anche tanti alunni orfani o di famiglie divorziate. Ci attendiamo che questa visita ci incoraggi a portare avanti queste missioni”.