90 anni di Radio Vaticana: le parole del Papa al cuore dell’Africa

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

Dall’Africa all’Asia fino alla lontana Oceania, la voce degli otto Papi che, dalla nascita della Radio vaticana,  si sono succeduti in questi anni ha viaggiato grazie alle onde radio  fino ai confini della terra portando, psesso nelle situazioni più difficili, conforto e speranza. Come la preziosa testimonianza di padre Pierluigi Macalli, rilasciato lo scorso 8 ottobre, dopo essere stato rapito in Niger il 17 settembre del 2018, che ha raccontato che negli ultimi quattro mesi di prigionia grazie ad una radiolina ricevita dai sequestratori, riusciva ad ascoltare Radio Vaticana, traendone conforto nei momenti più bui. “Ci avevano dato una radiolina il 20 maggio, – ha raccontato padre Macalli ai nostri microfoni –  proprio, provvidenza, il giorno del mio compleanno. Certo avrei preferito che ci avessero dato la notizia della liberazione che invece abbiamo dovuto attendere, ma ogni sera, ascoltavo Radio Vaticana, e, soprattutto il sabato, mi dava quello spunto spirituale del Vangelo che non avevo a portata di mano”.

La carezza del Papa alla Repubblica Centrafricana

E tanti sono i missionari in Africa che ogni giorno si sintonizzano sulle nostre frequenze per poter ascoltare la voce del Papa e della Chiesa nel mondo ed essere una unica famiglia. Così ci racconta il missionario carmelitano padre Aurelio Gazzera che da oltre diciassette anni opera nella Repubblica Centrafricana. “Per me personalmente è un grosso aiuto – spiega – soprattutto perché c’è molta sensibilità sull’Africa, sulla missione, e sul Centrafrica in particolare, e questo ci permette di avere una buona visibilità e ci aiuta a mettere in risalto non solo le difficoltà ma anche la gioia delle cose buone che succedono”.

Ascolta l’intervista a padre Aurelio Gazzera

Che importanza ha questo collegamento con la Santa Sede?

R – Per noi è importante perché ci sentiamo veramente parte di questa grande famiglia che è la Chiesa Cattolica. Tra l’altro abbiamo anche una radio diocesana, radio Siri, che riprende alcune notizie e trasmissioni della Radio Vaticana.

Spesso il Papa vi è vicino anche tramite a te li preghiere. Ecco allora. Cosa vuol dire per voi questa vicinanza?

R – Vuol dire tanto, perché il nostro è uno degli ultimi Paesi al mondo in tutte le classifiche, e spesso interessa poco quello che succede qui. Allora il fatto di avere una voce come quella del Papa che attira l’attenzione mondiale ci è di grande sostegno.

C’è un momento che, degli eventi seguiti per Radio, ricorda con particolare emozione?

R – Ricordo ad esempio i momenti dell’elezione del nuovo Papa, quando cercavamo di organizzarci per poter ascoltare le notizie, e questo succedeva soprattutto quando non c’era internet. Ora è tutto più facile. Cìè stata anche una grande emozione quando il Papa ha annunciato che l’arcivescovo di Bangui sarebbe diventato cardinale, come anche l’annuncio della visita di Francesco da noi. Questi sono tutti ricordi che mi sono rimasti nel cuore.

Ma come viene percepita la Radio Vaticana dalla vostra popolazione?

R – Viene ascoltata come la radio del Papa, quindi è la vicinanza del cuore della Chiesa con il cuore dell’Africa e del Centrafrica. In sango, la lingua principale di questo Paese, la parola Centrafrica, vuol dire proprio “cuore dell’Africa” e Papa Francesco, quando era venuto a Bangui aveva detto: siate orgogliosi del significato di questo nome nella vostra lingua, perché vuol dire che siete voi il cuore dell’Africa. Questo è rimasto nel cuore di tanta gente e cerchiamo di portarne il frutto, anche se attualmente la situazione del Paese è molto complicata.