Davide Dionisi – Città del Vaticano
“Il modo per fare riflettere i miei studenti sull’8 marzo, quest’anno, parte da un incontro con una donna straordinaria, una suora dal sorriso emozionante, una persona gracile e fortissima”. La religiosa a cui si riferisce la testimonianza di Alessandra Fiori, docente di Lettere nella scuola Secondaria di Primo grado “Virgilio” di Cremona, è Suor Franca Busnelli, delle Suore di Carità (di Maria Bambina ndr) che presta servizio da sette anni nella Casa di reclusione femminile di Venezia-Giudecca.
Storie di emarginazione
E’ lei la protagonista scelta per la Festa della Donna per raccontare le storie delle “sue” ragazze “inchiodando al video” tanti studenti, oltre l’orario scolastico. “Sono storie ruvide di emarginazione sociale, di tossicodipendenza e di dolore, di bisogno d’amore e di strazianti separazioni, di dieci minuti di telefonate alla settimana ai famigliari lontani, di quei minuti che sono pochi e così si deve scegliere se parlare con i figli grandi o scherzare con quelli piccoli. Poi ci sono quelli piccolissimi da crescere in carcere e a cui nascondere le divise delle guardie carcerarie. Una sorta di pena del contrappasso: costrette alla reclusione in una delle città più belle al mondo, la possono solo immaginare” spiega la professoressa del Virgilio, aggiungendo che “Suor Franca trasmette ai miei alunni e a quelli di altre due classi della scuola un messaggio straordinario nella sua semplicità: si può sbagliare e si deve pagare, ma il carcere deve rieducare, deve offrire la possibilità di un riscatto”.
Un’onda pontente
Secondo la professoressa Fiori, la testimonianza della religiosa arriva agli studenti “come un’onda potente” perché “si può inciampare anche più volte, ma ciò non impedisce di essere accettati, accolti, amati”. La docente è convinta che “In un periodo così complicato della loro esistenza, la preadolescenza, la narrazione asciutta e profonda giunge come una carezza inaspettata. È un’onda che bagna ma non travolge, perché è necessario conoscere e comprendere che dalle storie di quelle donne dannate si impara a fare i conti con le fragilità e con la verità.
I volontari seminano amore
Persone come suor Franca e i volontari nel carcere” continua “seminano amore e propongono concrete opportunità, prospettano la possibilità di credere ancora in se stesse, di vedersi come donne a cui scelte sbagliate hanno portato via affetti e sicurezze, ma a cui è possibile restituire dignità e comprensione”. Un modo diverso per raccontare l’8marzo e le donne che “attraversa il sorriso dolce e accogliente di suor Franca, una donna che è madre, perché l’esserlo è una condizione che appartiene a qualunque donna decida di amare e dedicarsi agli altri, una donna che insegna a me, alle mie colleghe e ai nostri ragazzi che le donne vanno amate e basta, di qualunque colore sia la loro pelle, qualsiasi sia la loro religione, qualunque sia la loro colpa”.
La generosità che non ti aspetti
Suor Busnelli, con il gruppo delle ospiti della Giudecca, si era già distinta durante la fase più acuta della pandemia per un gesto molto significativo di solidarietà: era riuscita a raccogliere 110 euro (cifra enorme per chi è detenuto) donati al Reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Nell’occasione le ragazze vollero così testimoniare la loro vicinanza agli ammalati, ai loro familiari, ai medici e agli infermieri. Nel contempo inviarono una lettera al Presidente della Repubblica alla quale lo stesso Mattarella rispose elogiando l’iniziativa delle ospiti.