Marco Guerra – Città del Vaticano
Alle 11.55 del 9 ottobre del 1982 un commando di cinque terroristi palestinesi assaltava con bombe a mano e mitra la sinagoga di Roma, dove era riunita la comunità ebraica per celebrare il giorno dello Shabbat e della festa di Sheminì ‘Atzeret. A terra rimasero Stefano Gaj Tachè, solo 2 anni, che morì sul colpo, e 40 feriti.
La presenza di Mattarella
In occasione del quarantesimo anniversario di questa dolorosa pagina della storia italiana, oggi presso la sinagoga di Roma si è tenuta la cerimonia religiosa di donazione del Sefer Torah, anche detto rotolo della Torah, dedicato alla memoria di Stefano Gaj Taché, il bambino ucciso nell’attacco. Al Tempio maggiore di Roma è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che al suo arrivo è stato accolto con un lungo applauso. Fu proprio lui, nel suo discorso di insediamento nel 2015, a ricordare l’attentato alla Sinagoga mettendolo in relazione con una stagione di odio e intolleranza che segnò il Paese.
Di Segni: riaffermiamo i valori della civiltà contro la barbarie
“Oggi affermiamo il nostro legame con valori rappresentati dalla Torah, la costruzione contro la distruzione, la civiltà contro la barbarie, la legge contro la sopraffazione, il rispetto contro l’offesa, la speranza contro la disperazione, la vita contro la morte”, così il Rabbino capo di Roma Riccardo di Segni alla cerimonia di commemorazione dell’attentato. La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha ribadito la richiesta di verità riguardo ai mandanti dell’attentato. “Siamo orgogliosamente italiani e vogliamo verità e giustizia dopo 40 anni”, ha detto spiegando che il rotolo che viene donato oggi “è un inno alla vita che vogliamo celebrare, nonostante il dolore, la rabbia e il senso di ingiustizia che rappresenta per noi il 9 ottobre 1982″. L’appello alla ricerca della verità storica e processuale è stato condiviso anche da molti politici intervenuti alla cerimonia.
Quel dolore e quelle preghiere di Giovanni Paolo II
L’attentato alla Sinagoga e l’uccisione del piccolo Stefano provocarono sdegno e dolore a Papa Giovanni Paolo II che nell’Angelus del 10 ottobre, all’indomani dell’attacco, condannò quelli che definì “episodi criminosi di odio antisemita”. “Con cuore profondamente addolorato – disse il Pontefice – penso al bambino che ieri ha perso la vita qui a Roma e alle altre persone ferite nell’esecrando attentato alla Sinagoga”. Il Papa affidò quindi la giovane vittima a Dio misericordioso ed espresse solidarietà alla Comunità ebraica di Roma.