19 marzo: San Giuseppe, padre nella tenerezza

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Il promesso sposo di Maria è un umile falegname, un uomo giusto. Un carpentiere che lavora onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Vede nascere il Messia in una stalla. È testimone dell’adorazione dei pastori e dei Magi. Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, insieme alla madre offre il Bambino al Signore. Per difendere Gesù da Erode, soggiorna da straniero in Egitto. Ritornato in patria, vive nel nascondimento nel piccolo villaggio di Nazaret in Galilea. Ama Gesù con cuore di padre e obbedisce alla volontà del Signore. È questo il ritratto di Giuseppe che emerge dalla lettera apostolica “Patris Corde” di Papa Francesco.  Un documento che ha lo scopo di accrescere l’amore verso questo grande modello di santità. Nella lettera apostolica, San Giuseppe viene presentato come padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza.

“Giuseppe, figlio di Davide non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù . (Mt 1,20b-21.24-25)”

Anno di San Giuseppe

In occasione dei 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale Pio IX ha dichiarato San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica, Papa Francesco, con la Lettera apostolica “Patris corde”, ha indetto uno speciale Anno di San Giuseppe, dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021. La pubblicazione della Lettera è anche accompagnata dal decreto della Penitenzieria Apostolica con la relativa concessione di speciali indulgenze. “Nell’attuale contesto di emergenza sanitaria – si legge nel testo del decreto – il dono dell’Indulgenza plenaria è particolarmente esteso agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati ad uscire di casa, i quali con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, reciteranno un atto di pietà in onore di San Giuseppe, conforto dei malati e Patrono della buona morte, offrendo con fiducia a Dio i dolori e i disagi della propria vita”.

Patrono della buona morte

Pio IX ha dichiarato San Giuseppe “Patrono della Chiesa Cattolica”. Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori”. Il popolo di Dio ha sempre invocato lo Sposo di Maria anche come patrono della buona morte. Il catechismo ci ricorda che “la Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte (‘Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore’: antiche litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi nell’ora della nostra morte (Ave Maria) e ad affidarci a San Giuseppe, patrono della buona morte”.

Un uomo saggio e giusto

Lo scorso 17 marzo, all’udienza generale dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, Papa Francesco ha indicato l’esempio di questo grande Santo esortando ad essere saggi come Giuseppe, “pronti a comprendere e mettere in pratica il Vangelo”. Rivolgendosi in particolare agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli ha aggiunto: “Nella vita, nel lavoro, nella famiglia, nei momenti di gioia e di dolore San Giuseppe ha costantemente cercato e amato il Signore, meritando l’elogio della Scrittura come uomo giusto e saggio. Invocatelo sempre, specialmente nei momenti difficili che potrete incontrare. A tutti la mia benedizione”. San Giuseppe viene festeggiato due volte: il 19 marzo, con l’appellativo di Sposo di Maria, e il primo maggio, con quello di lavoratore. La solennità che celebriamo oggi è anche un’occasione per rileggere la giornata del 19 marzo navigando lungo il solco degli anni e attingendo al magistero dei Papi. 

Francesco: siate saggi come San Giuseppe (17 marzo 2021)

Francesco: nell’animo di San Giuseppe una grande tenerezza

Il 19 marzo del 2013, nella solennità di San Giuseppe, Papa Francesco pochi giorni dopo la sua elezione come Pontefice, celebra in piazza San Pietro la Santa Messa di inizio del ministero petrino. “Nei Vangeli – ricorda il Papa – San Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza”. “Oggi insieme con la festa di San Giuseppe – afferma il Santo Padre – celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”.

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Benedetto XVI: San Giuseppe modello per i padri di famiglia

Il 19 marzo del 2009 lo Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé, in Camerun, è la cornice della celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris della seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. “San Giuseppe – spiega il Pontefice in quell’occasione – rivela il mistero della paternità di Dio su Cristo e su ciascuno di noi. E’ lui che può loro insegnare il segreto della loro stessa paternità, egli che ha vegliato sul Figlio dell’Uomo”. “Come San Giuseppe, cari padri di famiglia, rispettate e amate la vostra sposa, e guidate i vostri bambini, con amore e con la vostra presenza accorta, verso Dio dove essi devono essere”. Parole che si legano a quelle dell’Angelus del 18 dicembre del 2005: “Lasciamoci ‘contagiare’ – afferma in quell’occasione Benedetto XVI – dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio”.

Giovanni Paolo II: San Giuseppe è il custode del Redentore

Il 19 marzo del 2000 si celebra il Giubileo degli artigiani. Decine di migliaia di artigiani arrivano in piazza San Pietro per ascoltare le parole di Papa Giovanni Paolo II. ”La festa di San Giuseppe – afferma Papa Wojtyla all’Angelus – ci invita anche ad avere un ricordo particolare per i papà, che in lui trovano un alto modello evangelico. Desidero assicurare una speciale preghiera per ogni padre di famiglia, dall’anziano, che ha conosciuto la gioia di diventare nonno, al giovane, forse in trepidante attesa del primo figlio. Tutti i papà, come Giuseppe, siano uomini giusti, pronti a qualunque sacrificio per il bene delle loro famiglie. E l’amore delle loro spose e dei loro figli li ricompensi di ogni fatica”. Sulla figura di San Giuseppe è incentrata l’esortazione apostolica “Redemptoris Custos” di Giovanni Paolo II. Chiamato ad essere “il custode del Redentore”, Giuseppe – sottolinea Papa Wojtyla  – partecipa al mistero dell’Incarnazione “come nessun’altra persona umana, ad eccezione di Maria”.

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Paolo VI: San Giuseppe protegga il cammino della Chiesa

Il 19 marzo del 1969 Papa Paolo VI all’Angelus lega la figura di San Giuseppe al cammino della Chiesa e a quello post conciliare. “Celebriamo la festa di San Giuseppe, che la Chiesa, la quale è Cristo mistico che vive nella storia e riflette nelle sue gaudiose e tribolate vicende quella della vita evangelica del Signore, considera suo Protettore; e come questa vita del Signore ha avuto un protettore fisico, familiare e legale in San Giuseppe, così la Chiesa vuole avere lui, accanto alla Santa Madre immacolata di Gesù, suo speciale tutore, presso Cristo Signore, nelle traversie della sua non facile vita nel tempo. E che la Chiesa oggi, dopo il Concilio, abbia bisogno d’un celeste patrocinio da parte del mite e forte suo Protettore San Giuseppe ce lo indica la necessità, il dovere, il desiderio che essa, la Chiesa cattolica, sia interiormente unita, ordinata e fervorosa”.

Giovanni XXIII e il “nascondimento” di San Giuseppe

Il 19 marzo del 1961 è la data della lettera apostolica di Giovanni XXIII “Le voci” sulla protezione di San Giuseppe per il Concilio ecumenico Vaticano II. In questo documento il Pontefice ripercorre la storia della devozione per lo sposo di Maria. “Nel culto della Santa Chiesa, Gesù, Verbo di Dio fatto uomo – scrive Giovanni XXIII – ebbe subito la sua adorazione incomunicabile come splendore della sostanza del Padre suo, irradiantesi nella gloria dei Santi. Maria, la genitrice sua, gli corse dappresso sino dai primi secoli, nelle figurazioni delle catacombe e delle basiliche, piamente venerata: sancta Maria mater Dei”.  Giuseppe, invece, “rimane per secoli e secoli – sottolinea Papa Roncalli – in un suo nascondimento caratteristico, quasi come figura di ornamento nel quadro della vita del Salvatore. E ci volle del tempo prima che il suo culto penetrasse dagli occhi nel cuore dei fedeli, e ne traesse elevazioni speciali di preghiera e di fiducioso abbandono”.

Pio XII e la preghiera a San Giuseppe artigiano

Il 19 marzo del 1958 sono convenuti a Roma migliaia di giovani in occasione del 90.mo anniversario della fondazione della Gioventù italiana di Azione Cattolica. Pio XII, che il primo maggio del 1955 istituisce la festa di San Giuseppe Lavoratore, pronuncia queste parole: “Ancora una volta questa immensa piazza ha aperto le sue braccia e accoglie, nel fausto giorno sacro al glorioso Patriarca San Giuseppe, Sposo della Beatissima Vergine, una moltitudine di anime in festa”. Parole che in quell’anno si legano anche alla preghiera di Papa Pacelli a San Giuseppe artigiano che si apre con queste parole: ”O glorioso Patriarca San Giuseppe, umile e giusto artigiano di Nazareth, che hai dato a tutti i cristiani, ma specialmente a noi, l’esempio di una vita perfetta nell’assiduo lavoro e nell’ammirabile unione con Maria e Gesù assistici nella nostra fatica quotidiana, affinché anche noi, artigiani cattolici, possiamo trovare in essa il mezzo efficace di glorificare il Signore, di santificarci e di essere utili alla società in cui viviamo, ideali supremi di tutte le nostre azioni”. 

Pio XI: San Giuseppe, esempio di papà

Il 19 marzo del 1937 è la data della lettera enciclica Divini Redemptoris di Pio XI. “San Giuseppe – si sottolinea nel documento –  appartiene alla classe operaia ed ha sperimentato il peso della povertà, per sé e per la Sacra Famiglia, di cui era il capo vigile ed affettuoso; a lui fu affidato il Fanciullo divino, quando Erode sguinzagliò contro di Lui i suoi sicari. Con una vita di fedelissimo adempimento del dovere quotidiano, ha lasciato un esempio a tutti quelli che devono guadagnarsi il pane col lavoro delle loro mani e meritò di essere chiamato il Giusto, esempio vivente di quella giustizia cristiana, che deve dominare nella vita sociale”.

Pio IX: San Giuseppe Patrono della Chiesa universale

Dagli inizi del suo pontificato, Pio IX fissa la festa e la liturgia per il patrocinio di San Giuseppe laterza  domenica dopo Pasqua. Già dal 1854, indica in San Giuseppe e la più sicura speranza della Chiesa dopo la Santa Vergine. L’8 dicembre del 1870, nel giorno della festa della Immacolata, proclama San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. “Nella stessa maniera – si legge nel decreto Quemadmodum Deus – che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, imminendo la pienezza dei tempi, essendo per mandare sulla terra il suo Figlio Unigenito Salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece Signore e Principe della casa e possessione sua e lo elesse Custode dei precipui suoi tesori”.

Leone XIII: San Giuseppe sublime modello di paterna vigilanza

Un altro, importante documento sul padre putativo di Gesù, nella sua caratteristica di modello dei padri di famiglia e dei lavoratori, è la lettera enciclica di Leone XIII “Quamquam Pluries”. “In Giuseppe – sottolinea il Pontefice – i padri di famiglia hanno il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, di concordia e di fede coniugale; i vergini un esempio e una guida dell’integrità verginale. I nobili, posta dinanzi a sé l’immagine di Giuseppe, imparino a serbare anche nell’avversa fortuna la loro dignità; i ricchi comprendano quali siano i beni che è opportuno desiderare con ardente bramosia e dei quali fare tesoro”.

Un abbraccio a tutti i padri

Il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, è il giorno in cui ricorre la festa del papà. Specialmente quest’anno, in un tempo duramente segnato dalla pandemia, questo giorno è anche l’occasione per abbracciare tutti i papà, vivi e defunti. Tornano in mente, in particolare, le parole di Papa Francesco all’udienza generale del 19 marzo del 2014. “A voi tanti auguri, e buona festa del papà a tutti i papà che sono qui, a tutti i papà. Che san Giuseppe vi benedica e vi accompagni. E alcuni di noi hanno perso il papà, se n’è andato, il Signore lo ha chiamato; tanti che sono in piazza non hanno il papà. Possiamo pregare per tutti i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è vivo e se è morto”. 

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La figura del papà nella letteratura

La figura paterna, in letteratura, ha avuto da sempre ampio spazio. Già l’Odissea di Omero raccontava il rapporto del padre Ulisse con il figlio Telemaco. Nei Promessi Sposi sono dedicate ampie pagine al padre di Gertrude. La coscienza di Zeno ci rimanda l’immagine del difficile rapporto tra padre e figlio. 

Ascolta la scheda di Silvia Giovanrosa

Nelle fiabe, il babbo più famoso è Geppetto, figura del genitore amorevole fino alla fine, in grado di sopportare ogni dolore senza mai perdere la fiducia nel figlio. Anche il romanzo contemporaneo dello scrittore americano Cormac McCarthy, intitolato “La strada”, si sofferma sul rapporto tra padre e figlio. In uno scenario apocalittico i due si ritrovano a lottare per la sopravvivenza. Insieme saranno l’uno la salvezza dell’altro. 

La storia di Franco e Andrea

Sono tante le storie di padri che hanno stabilito un rapporto particolare con i loro figli. In questo servizio di Alessandro Guarasci  la storia di Franco Antonello, di suo figlio Andrea, e del loro viaggio durata mesi. Franco è un imprenditore di Castel Franco Veneto , un uomo molto pratico, abituato a fare. Andrea è un ragazzo autistico, che ha voglia di scoprire che cosa attorno. Quel viaggio attraverso mezza America, ha in qualche modo cambiato tutti e due. 

Ascolta il servizio sulla storia di Franco e Andrea

La puntata n.72 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci ed Amedeo Lomonaco