Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Un quinto dell’Ucraina è in mano ai russi. A dirlo non è il Cremlino, ma il presidente ucraino Zelensky. Lo fa pronunciando un discorso in collegamente video con il Parlamento del Lussenburgo, rivelando come in cento giorni di guerra siano state almeno 14mila le vittime tra gli ucraini. Ogni giorno – ha aggiunto – cadono dai 60 ai 100 soldati di Kiev. E se nella capitale si cerca un lento ritorno alla normalità ormai da inizio maggio – sono 50 le ambasciate ad aver riaperto dopo un iniziale trasferimento a Leopoli -, nell’est continua l’offensiva russa, in particolare nel Lugansk.
Violazioni dei diritti umani
Durante la riunione del Consiglio permanente dell’Osce, una cordata di 44 Paesi su 56 ha nuovamente invocato il cosiddetto meccanismo di Mosca sul conflitto in Ucraina, ovvero l’obbligo di istituire in seno all’Osce una missione di raccolta prove su casi di crimini di guerra e violazione dei diritti umani. Una missione dello stesso genere era già stata portata a termine in aprile con un report che indicava la presenza di “chiare evidenze di violazioni diritti umani”, ma i dati presi in analisi non comprendevano le uccisioni di Bucha e Irpin, i cui territori sono tornati sotto il controllo di Kiev successivamente alla chiusura delle indagini dell’Osce. “È fondamentale invocare nuovamente il meccanismo di Mosca, per stabilire i fatti e le circostanze di queste atrocità e per esaminare se la Russia stia commettendo crimini contro l’umanità. È fondamentale testimoniare la sofferenza della gente in Ucraina”, ha commentato l’ambasciatore Usa presso l’Osce, Michael Carpenter.
Il monito della Nato
“Dobbiamo essere pronti” a una guerra “lunga”. Così il segretario generale della Nato, jens Stoltenberg, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden, la vice presidente Kamala Harris e il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan. Gli ucraini “stanno pagando un prezzo alto”, ha detto Stoltenberg, ma anche la Russia sta “subendo molte perdite”. Il conflitto finirà al “tavolo negoziale” e la Nato deve sostenere l’Ucraina per consentire a Kiev di ottenere il “risultato migliore”, ha detto Stoltenberg.
La crisi del grano
La Turchia sta intensificando gli sforzi diplomatici con Russia e Ucraina per creare un “corridoio alimentare” sicuro attraverso il Mar Nero per trasportare circa 20 milioni di tonnellate di grano dai porti ucraini ai mercati mondiali e scongiurare così una grave crisi alimentare mondiale, in particolare in Africa. Il dato emerge da una bozza di piano anticipata dall’emittente privata NTV e rilanciata dal sito Hurriyet. La scorsa settimana, il presidente turco Erdogan si era offerto di favorire il dialogo tra Mosca e Kiev per sbloccare la situazione legata all’esportazione di grano.
Le sanzioni contro Mosca
Il ministro dell’Economia russo, Maxim Reshetnikov, ha dichiarato che il Paese rischia di registrare tagli di posti di lavoro e un calo degli investimenti a causa delle sanzioni legate alla guerra in Ucraina. La disoccupazione al momento è pari al 4%, “ma questa situazione non deve ingannare”, ha detto in un briefing. Una “crisi prolungata della domanda” potrebbe “portare a una riduzione dell’occupazione”, ha affermato, dunque in questo senso “ci sono dei rischi”.
Nuove misure
E mentre la Moldavia ha vietato la trasmissione dei notiziari e dei programmi politici russi sui canali tv del Paese, la Svezia ha annunciato un nuovo pacchetto di assistenza militare all’Ucraina, che comprende missili antinave Robot 17, 5.000 lancia granate anticarro monouso Bofors At4 e fucili di precisione Ag 90 con munizioni. La decisione è stata annunciata in un comunicato stampa del Ministero delle Finanze e del Ministero della Difesa di Stoccolma, citato anche dall’agenzia ucraina Unian.