Il Papa: le ideologie uccidono, nel conflitto globale in atto serve una diplomazia della cultura

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Francesco riceve i membri del Pontificio Comitato di Scienze storiche a settant’anni dalla sua istituzione per volontà di Pio XII nel 1954. A loro il mandato di “espandere le relazioni scientifiche e umane”, evitando tentazioni ideologiche e ogni forma di “chiusura mentale e istituzionale”. Poi l’invito ad alimentare la “civiltà dell’incontro” e contrastare “l’inciviltà dello scontro”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Nel mezzo di un “pericoloso conflitto globale a pezzi in atto, al quale non possiamo assistere inerti”, ciò che serve, anzi, che si rende urgente e necessaria è una “diplomazia della cultura”, alimentata da incontro e collaborazione tra i ricercatori di ogni cultura e religione e dal dialogo tra la Chiesa e il mondo, sempre rispettoso della verità e libero dalle ideologie “che uccidono”. Francesco condivide con i membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, ricevuti oggi in Vaticano a settant’anni dalla sua istituzione, la possibile strada per intravedere spiragli di luce in quest’epoca buia della storia.

Vi invito a proseguire nel lavoro di ricerca storica aprendo orizzonti di dialogo, dove portare la luce della speranza del Vangelo, quella speranza che non delude.

Dialogo con differenti sensibilità storiografiche e tradizioni di studi

Il Papa ringrazia uno ad uno i membri dell’organismo – istituito nel 1954 da Pio XII per lo sviluppo e la corretta utilizzazione delle scienze storiche e una maggiore attenzione al patrimonio archivistico ecclesiastico – provenienti da diversi Paesi e da tre continenti, ognuno con le proprie “apprezzate” competenze specialistiche. Per Francesco è “una dinamica multiculturale feconda e propositiva” quella in cui si inscrive il lavoro convegnistico ed editoriale del Pontificio Comitato, caratterizzato da “un impegno nella ricerca della verità storica su scala mondiale, in uno spirito di dialogo con differenti sensibilità storiografiche e con molteplici tradizioni di studi”.

È bene che collaboriate con altri, espandendo le vostre relazioni scientifiche e umane, ed evitando forme di chiusura mentale e istituzionale

Il Papa nell’udienza ai membri del Pontificio Comitato di Scienze storiche

Verità e non ideologie

Questo approccio arricchente, “fatto di ascolto costante e attento, libero da ogni ideologia – le ideologie uccidono – e rispettoso della verità”, il Papa incoraggia a mantenerlo sempre. “Nell’incontro e nella collaborazione con ricercatori di ogni cultura e religione, voi potete offrire un contributo specifico al dialogo tra la Chiesa e il mondo contemporaneo”.

Le parole di Paolo VI agli storici

Tra la Chiesa e la storia c’è infatti “una relazione vitale”, aggiunge il Pontefice, segnata dalla “comune ricerca della verità” e dal “comune servizio alla verità”. “Ricerca e servizio”, lo affermava già Paolo VI nel 1967 quando, parlando agli storici, indicò un punto di incontro “tra la verità religiosa della quale la Chiesa è depositaria” e “la verità storica, della quale voi siete i buoni e devoti servitori”.

La Chiesa cammina nella storia, accanto alle donne e agli uomini di ogni tempo

Il Papa saluta i membri del Pontificio Comitato di Scienze storiche

Cività dell’incontro e inciviltà dello scontro

Soprattutto la Chiesa, afferma Papa Francesco, “non appartiene a nessuna cultura particolare, ma desidera vivificare con la testimonianza mite e coraggiosa del Vangelo il cuore di ogni cultura, così da costruire insieme la civiltà dell’incontro”. A quest’ultima si contrappone “l’inciviltà dello scontro”, alimentata dalle “tentazioni dell’autoreferenzialità individualistica” e dalla “affermazione ideologica del proprio punto di vista”. Bisogna resistere a tali tentazioni, raccomanda il Pontefice, ed “è bello” – osserva – che il Pontificio Comitato di Scienze storiche lo faccia, a settant’anni dalla nascita, “vivendo con passione, attraverso gli studi, l’esperienza rigenerante del servizio all’unità”.

No all’autoreferenzialità ecclesiale

Il richiamo è ancora alle parole di San Paolo VI pronunciate “in quell’evento benedetto” che è stato il Concilio Vaticano II, è cioè il monito a “ogni lusinga di compiaciuta autoreferenzialità ecclesiale”. Da essa, aggiunge Francesco, “occorre proteggere il vostro servizio”: “La Chiesa sta nel mezzo tra Cristo e la comunità umana, non ripiegata su di sé, non come un velo opaco che impedisce la vista, non fine a se stessa, ma al contrario costantemente sollecita di essere tutta di Cristo, in Cristo, per Cristo, di essere tutta degli uomini, tra gli uomini, per gli uomini, tramite veramente umile ed eccellente tra il Divin Salvatore e l’umanità”.

Servitori dell’umanità

Augurio di Jorge Mario Bergoglio per i settant’anni del Comitato è quindi di conformare il proprio operato a queste parole

Gli studi storici vi rendano maestri in umanità e servitori dell’umanità

Un momento dell’udienza